29 maggio 2008

ehi tu! (gli anta non aiutano a crescere)

Il classico dubbio, quello che attanaglia gli adolescenti ma che non è mica detto sia passato di moda tra gli adulti, mi sta tarlando da svariato tempo.
Insomma, quel bel ragazzo che incontro tutte le mattine mentre io con la bici vado al mio ufficio e lui a piedi con tanto di borsa 24ore va al suo, mi sta lanciando segnali o è la fame -che qui regna sovrana- a farmi vedere anche quello che non c'è?
Ormai sono mesi che in un modo o nell'altro ci incrociamo. Dapprima pensavo cose del tipo 'ma guarda te, quel ragazzo con quel bel cappotto, ha anche un bel viso'. Poi piano piano ho iniziato a scorgere i suoi occhi chiari, che sono semplicemente meravigliosi. Poi un giorno, ché le stagioni cambiano, me lo trovo senza cappotto, e ho iniziato ad apprezzare pure il suo fisico, ché non è affatto messo male il bimbo.
Un giorno, per via del traffico bloccato, sono stato costretto a salire con la bici sul marciapiede, e lui stava passando -quando il caso dice la combinazione- e mi è parso ancora più emozionato di me per l'incontro fortuito ma desiderato.
E tutte le volte che ci incrociamo, la mattina alle 9 sempre, a volte a pranzo, a volte la sera se esco presto dal lavoro, mi dà sempre l'impressione di cercare il mio sguardo ma di non voler farsi scorgere. Ma io lì sempre fisso cogli occhi su di lui.
Insomma, che devo fare? Perché qui lo spirito d'iniziativa si trova in genere dopo molto patire; ma non è che posso cadere di bici apposta per far sì che si fermi, no? potrei impietosirlo per la scena patetica non certo per altro. Ovvio che se ci provasse lui a fermarmi, sarebbe molto più facile per me dire un 'piacere, 320-......' ancor prima di presentarmi col nome.
Oppure potrei porgli subito una richiesta: visto che hai degli occhi bellissimi, potresti per favore non indossare quegli occhialacci da sole e lasciarti i tuoi begli occhiali da vista? Chissà, magari funziona.

28 maggio 2008

benefattore della società (senza saperlo)

Oggi pomeriggio finalmente ho fatto il 730 al Caf della Cgil. Il cambio di lavoro a metà ottobre dello scorso anno ha, come in parte mi aspettavo, generato uno scompenso tra l'Irpef che io dovevo complessivamente per tutto l'anno con quella trattenuta dal mio secondo -lo scorso anno, adesso è l'attuale- datore di lavoro. Morale poco più di 400 euro di saldo Irpef che mi verranno scalate a luglio.
Va bé, dico alla signora del Caf, in parte me lo aspettavo. Se possibile facciamo tutto in un'unica soluzione (sennò poi sui soldi che si pagano da agosto ci sono anche gli interessi).
Sì, ma è sicuro di fare in un'unica soluzione? non è mica finita qui - mi risponde l'addetta.
Eh?!
Eccerto, da quest'anno per le persone che presentano una situazione come la sua, cioè con un saldo da versare (credo mi abbia detto anche un limite oltre il quale scatta questo meccanismo, ma non ricordo bene), lo Stato preleverà, in aggiunta alle consuete trattenute, anche un acconto per il prossimo anno.
Sarebbe?!
Che le trattenute operate sui suoi redditi lo scorso anno, come ora evidenziato dal saldo che deve, non sono risultate abbastanza. Quindi c'è una sorta di presunzione di reddito aggiuntivo per il prossimo anno, sul quale viene operato quest'altro acconto.
C@##!!!.... quindi, oltre ai 400 euro, quanti altri me ne vengono trattenuti?
L'acconto le viene diviso in due...
Ah, in due comode rate!
Sì, un primo acconto a luglio, un secondo acconto a novembre. Fatti i conti, altri 400 euro, circa 250 a luglio e circa 150 a novembre.
M@l@d3TT#!/\|
E così me ne sono venuto via, col mio bel 730 nuovo di pacca. E col pensiero che questo è un grande paese: in questi frangenti, ad essere un IV livello del commercio, ti viene da pensare di essere un signore.
A margine, ma mica poi tanto, ho scoperto che da quando ho la casa ho pagato circa 20 euro in più del dovuto di ICI all'anno. Giusto per scrupolo mi ero portato dietro i bollettini di pagamento, e la signora mi ha fatto notare che ho pagato di più rispetto alla somma dovuta. Tornato a casa ho scoperto l'errore sul foglio dove feci i calcoli il primo anno dopo l'acquisto. Invece che rivalutare del 5% la rendita catastale, la ho rivalutata nuovamente di un altro 5%. M@l@d3TT#!/\|
Voglio piangere.
Infine, come consueta segnalazione quando parlo di 730 e come già dissi in un post della scorsa settimana, ho confermato le scelte per l'8 per mille alla chiesa Valdese e per il 5 per mille alla Pubblica Assistenza di Livorno.

27 maggio 2008

underwear [was: underware]

Nei giorni scorsi avevo a cena una delle mie strane combriccole che ogni tanto, sia mai di diventare troppo mondano, frequento.
Avevo preparato per loro alcune cose buone tra cui, per la prima volta, delle curiose quanto buone barchette al salmone e finocchio. Ricordatevene se sarete miei ospiti, tentare di farle un'altra volta rientrerà sicuramente anche nei miei desideri. Ma non era di questo che volevo parlare.
Le chiacchiere hanno toccato un po' di argomenti. Uno di questi è stata la disamina fatta dalle due ragazze presenti sull'intimo maschile. Nel giro di un paio di minuti sono stati elencati svariati modelli -erano più informate loro di me e degli altri due ragazzi, ovviamente-, marche, fantasie, e quanto altro è stato inventato nel periodo storico che inizia da dopo i mutandoni di lana, ché le ragazze d'oggidì non penso siano al corrente nemmeno dell'esistenza.
Tra l'underwear (come siamo international per parlare di mutande) IN e quello OUT è stata fatta una discreta carrellata. Il discrimine è stato fatto non su una semplice e generica questione di gusti ma decisamente in funzione delle potenzialità stimolanti (o castranti) che l'intimo maschile ha sulla libido femminile.
La cosa che ha richiamato di più la mia attenzione è che quei due, massimo tre tipi di slip che possiedo erano tutti inesorabilmente facenti parte della categoria OUT. Lì per lì mi è venuto da ridere perché stavo per far vedere che slip stessi portando in quel momento (bianchi con disegnini, quasi a forma di pallini, grigi e azzurri) e che indosso anche ora mentre sto scrivendo; poi le ragazze hanno insistito, ma nemmeno poi tanto, per vedere che tipo di slip o boxer stessero indossando i ragazzi presenti. Con l'eccezione del qui presente, per il motivo che a me si porta rispetto perché sarei la persona seria (per spiegare il significato di strana combriccola) della situazione.
Uno dei ragazzi, sentendosi accusare di non comprare l'intimo nei negozi specializzati, ha avuto una risposta efficace: nel caso avesse dovuto acquistare un paio di mutande a 20 o 30 euro le avrebbe indossate minimo per una settimana di fila.
Un po' tutto il discorso mi ha però dato da pensare. Non sarà mica che anche questo fatto delle mutande sbagliate, indossate nel momento sbagliato, corrobori la teoria che qui non si compiccia nulla da tempi immemori? Poi mi sono risposto che il problema si porrebbe se si arrivasse al momento che-mutanda-hai. Per cui, di primo acchito, non ne sarebbero la causa.
Usciti gli ospiti, messo un po' apposto la casa, andando a letto ho aperto il cassetto dove ripongo il mio underwear. Per il mio compleanno proprio quelle ragazze mi regalarono un paio di slip. Fantasia di cipolle di colore vinaccia, su sfondo bianco. Un parere?
-------------------------------
Update
Attenti lettori anzi, attente lettrici richiamano all'ordine e impongono, col loro discreto suggerimento, una doverosa correzione: da underware ad underwear. Qui, si sa, c'è tanta ignoranza! (ma voi avevate capito lo stesso, nevvero?).

25 maggio 2008

la piccola storia

Episodi apparentemente insignificanti ai più possono col tempo venire considerati come tappe storiche. La cosa ha valenza sia che si stia parlando della storia di una civiltà, di una nazione, o più semplicemente della storia di una persona.
Così, dopo circa 28-29 anni dall'inizio dell'avventura da pasticcere pasticcione, ecco che per la prima volta nella storia di casa sacher è mancato al momento del bisogno il lievito per dolci.
La storia in genere passa e ci pensiamo dopo. E' quando si riconosce al volo che si vede sotto un'altra luce. L'Italia a questo punto è proprio allo sfacelo.

24 maggio 2008

perdersi tra iper e pensieri

Torno all'ipercoop dopo quasi un anno. Avendo cambiato lavoro ed essendo approdato in centro non ho più nemmeno quella saltuaria curiosità di passare, uscito dall'ufficio, per vedere che offerte ci sono e magari acquistare due o tre cose per cena.
Ho girovagato per un'ora in un posto che a malapena ho stentato a riconoscere. La distribuzione della merce è stata rivoluzionata, qualche settore e qualche banco non ci sono più, altri sono stati ampliati a dismisura.
Ci sono andato perché al mio solito mi accorgo solo alla bisogna che non dispongo più di una cosa di cui non posso più fare a meno. Per cui, constatando che le scarpe da ginnastica che possiedo si stanno a poco a poco sfondando, l'altro giorno ho aperto la scarpiera e non ho trovato nulla di calzature leggere, tranne un paio di sandali che fa tanto fraticello. Non ho scarpe per l'estate! I saldi ci sono a luglio! Di qui a luglio cosa calzo? Solo questi drammi esistenziali riescono a farmi uscire dal mio torpore.
Entrare e trovare subito un'offerta di scarpe della lotto è stato un tutt'uno. Le avrei volute colorate ma non c'erano della mia misura se non bianche. Ora sono possessore di un candido paio di scarpe che provvederò a sporcare dopo 5 minuti dalla prima uscita di casa. In attesa di qualcos'altro da acquistare coi saldi estivi.
Dopo questo exploit pensavo di aver risolto i miei problemi. Invece sono iniziati. Non trovando nulla di quello che mi serviva ho iniziato a scordarmi per cosa ero giunto fin laggiù, a parte le scarpe. E' stato un incubo girovagare tra quei corridoi per non afferrare niente. Unica improvvisa sorpresa è stato l'aver ritrovato la farmacia interna all'ipercoop, ovviamente spostata anch'essa, e chiedere se era già in commercio l'aspirina a marchio coop: eccola lì! Che poi aspirina non si deve chiamare, sai la bayer quanto s'incazza? Ma tanto sulla confezione mica c'è scritto, solo acido acetilsalicilico e acido ascorbico, 20 compresse che effervescono al modico prezzo di 2 euro. E fanculo alle multinazionali.
Ho tergiversato ancora un po' e me ne sono venuto via, sicuro di aver scordato molte cose. Ora sono a casa che sto elencando a menadito tutto il dimenticato. Robe da matti: prendere le fragole e scordarsi la panna. Prendere la birra per accompagnare la pizza e scordarsi la farina. Scordare sia la ricotta che la pasta sfoglia per una torta salata (qui sono andato meglio, almeno non ho sotto gli occhi la triste visione della ricottina -che non sa di niente- in attesa della sua pasta sfoglia).
Mi è parso un viaggio simbolico. Ho scoperto infatti che sto iniziando a scordarmi cose prima mai lasciate. Tipo le chiavi. Mai uscito di casa senza controllare di avere le chiavi; l'altro giorno mi sono chiuso fuori di casa! Adesso, ad esempio, ho qui le chiavi della macchina dei miei. Eppure quando sono andato a riportargliela sono salito da loro per restituire proprio le chiavi. So di dover fare una cosa e nel mentre la faccio inizio a pensare a tutt'altro, o basta una piccola distrazione. come è stata l'aspirina coop, per farmi poi dimenticare il resto.
Mi sento come se stessi perdendo me stesso. Come se non avessi più una delle basi sicure, la mia memoria, sulle quali potevo contare finora. La cosa che mi rende più perplesso è che so di non poterci fare niente.
Forse tornare a fare la spesa alla coop de La Rosa sarà un po' come ritrovar me stesso? Ci proverò.

23 maggio 2008

730, 8 per mille, 5 per mille

Anche quest'anno, un po' in ritardo rispetto al passato, si avvicina il momento del mio appuntamento alla Cgil per il 730.
Confermo le mie idee già espresse svariate volte sulle due scelte possibili, e cioè sulla destinazione dell'8 per mille e quella del 5 per mille.
I meccanismi che portano all'assegnazione dei fondi delle scelte, e soprattutto delle non scelte, dell'8 per mille dell'Irpef sono secondo il mio parere semplicemente perversi. Solo facendo una scelta precisa ed informata un contribuente si vede rispettato. Nel caso di non scelta e nel caso di scelta per lo Stato il contribuente è semplicemente preso in giro dalla fame di contributi pubblici della chiesa cattolica. Questa, non contenta delle quote espressamente attribuite da quei contribuenti che la scelgono, si avvale della maggior parte dell'8 per mille destinato esplicitamente allo Stato perché questi indirizza i suoi fondi alla ristrutturazione di chiese, con la motivazione della salvaguardia del bene culturale (scelta assolutamente condivisibile, a condizione che ognuno paghi gli interventi di manutenzione delle sue proprietà e non di quelle di altri). Nel caso di non scelta, il proprio 8 per mille viene destinato in proporzione alle confessioni religiose che hanno ottenuto il riconoscimento per poterlo chiedere. Solo una percentuale di circa il 40% dei contribuenti fa una scelta esplicita, mentre il restante 60% dona inconsapevolmente la propria quota alle confessioni religiose.
Il mio 8 per mille andrà, anche quest'anno, alla chiesa Valdese. Per il semplice motivo che dell'impiego di questi fondi viene dato annualmente un resoconto pubblico dal quale si evince inoltre che neanche un euro è utilizzato per le loro attività di culto. Come per tante cose, si tratta ovviamente di riporre o no fiducia. E io mi fido di più di chi dà conto di quello che fa coi soldi altrui rispetto ad altri soggetti che sulle questioni finanziarie sono assolutamente omertosi.
Per la scelta del 5 per mille, sottoposta alla scandalosa decisione di fissare il tetto - a livello nazionale - di 250 milioni di euro distribuibili a fronte di una scelta fatta da oltre il 60% dei contribuenti (si parla quindi di 400 milioni espressamente destinati al mondo no profit e alla ricerca), quest'anno opto per un'associazione in difficoltà, la Società Volontaria Soccorso di Livorno, anche detta Assistenza, un'istituzione nel mondo associativo livornese. Mi perdoneranno i miei accademici preferiti, quest'anno spero riusciranno a fare senza di me.

22 maggio 2008

automatismi

Sul lavoro, se viene scovato dalla mia responsabile un mio errore, diventa quasi automatico che il successivo sia immediatamente attribuito a me, ancor prima di verificare -unico vantaggio del lavorare negli uffici amministrativi- sui documenti. Triste realtà.
Ma l'evento ancora più automatico che mi riguarda è il fatto che quando sono in festa mi senta male. Oggi qui infatti era vacanza, per domani ho preso ferie, e io sono qui col plaid sulle spalle e non ho ancora capito cosa ci sia che non vada. Mi trascino dal letto, al computer, al divano senza un perché. Non ho mangiato eppure mi sento pieno; e bevo acqua solo per non scoprirmi al mio solito disidratato. Tristissima realtà.

19 maggio 2008

buttarla lì

Oh, io la butto lì. Se qualcuno la raccoglie sono contento, altrimenti lo sarò comunque.
Giovedì qui è festa; ho preso venerdì di ferie. C'è mica qualcuno che mi ospita? Mica per 4 giorni di fila, anche solo per 2?
Non siate timorosi. Sono bravo, buono, faccio da mangiare, spazzo, chiacchiero a vanvera. Cose così. Beh, mica voglio dire che sono perfetto. Basta avere per qualche tempo un po' di pazienza. Per farvi capire meglio: potrei anche dire grazie ;-)

17 maggio 2008

giornata mondiale contro l'omofobia - e non solo

Dalla risoluzione del Parlamento europeo sull'omofobia in Europa:

l'omofobia può essere definita come una paura e un'avversione irrazionale nei confronti dell'omosessualità e di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali (GLBT), basata sul pregiudizio e analoga al razzismo, alla xenofobia, all'antisemitismo e al sessismo

l'omofobia si manifesta nella sfera pubblica e privata sotto forme diverse, quali discorsi intrisi di odio e istigazioni alla discriminazione, dileggio, violenza verbale, psicologica e fisica, persecuzioni e omicidio, discriminazioni in violazione del principio di uguaglianza, limitazioni arbitrarie e irragionevoli dei diritti, spesso giustificate con motivi di ordine pubblico, libertà religiosa e diritto all'obiezione di coscienza

Nei giorni in cui sta avvenendo un primo sgombero forzato di una minoranza, è bene ricordare, anche per darsi una speranza, in quale continente viviamo e quali sono i diritti dei cittadini e i doveri di chi gestisce la cosa pubblica.
Al contrario, rendere ridicole certe alte affermazioni o addirittura svuotarle di significato significherà semplicemente attendere il proprio sgombero, quello della propria minoranza; perché quando ci si volta sempre dall'altra parte se lo sgombero è riguarda gli altri, alla fine qualcuno che ti guarda da dietro troverà quel qualcosa che non va in te, scoverà la tua minoranza di appartenenza. Perché per quanto cercherai di apparire conforme non potrai mai apparire perfetto a certi sguardi.

15 maggio 2008

mi dispiacerebbe solo per il mio babbo

Mi pare di notare che sia proprio vero: non la stanno pronunciando da nessuna parte la parola magica. E allora lo faccio io: SCUDETTO!
Mi garberebbe proprio che la Roma vincesse lo SCUDETTO. Tra l'altro non sono poi così scarse le possibilità, giocandoselo con l'Inter che universalmente è riconosciuta come squadra per le imprese impossibili, e contrarie. Per una sola ragione desidererei che lo SCUDETTO venisse vinto dall'Inter: mi dispiacerebbe per il mio babbo, interista dalla culla, se non accadesse. Anche se credo che oramai sia ben temprato.
Insomma, alla fine non posso che augurare alla Roma di vincere lo SCUDETTO.

13 maggio 2008

sposta, cerca, fruga

Non trovo più la dichiarazione dell'amministratore relativa ai lavori condominiali dello scorso anno. Uno stonfo di soldi pagati e che ora non posso detrarre? E domani mattina ho pure l'appuntamento alla Cgil per fare il 730.
Non so più che parte di casa rivoltare. Merda, merda, merda.

10 maggio 2008

i consigli cioccolatieri #14

Torna l'amata rubrica per gente desiderosa di bontà. Stavolta ho assaggiato per voi alcuni cioccolati, sempre del circuito del commercio equo e solidale. Questi qui sotto elencati sono distribuiti da Libero Mondo.
Cioccolato Morena - gusto gianduja: confezione da 90 gr. suddivisa in tre tavolette. In Italia è facile trovare il cioccolato al gusto gianduja di produzione artigianale, ma anche commerciale, di buona se non di ottima qualità. Questo cioccolato non riesce a dare un qualcosa in più, se non nel rispetto dei lavoratori nel sud del mondo. Il gusto gianduja non è molto accentuato infatti e non ho percepito un giusto equilibrio con lo zucchero di canna.
Pepita - cioccolato bianco al cocco: confezione da 90 gr. suddivisa in tre tavolette. Le combinazioni tra cioccolato e cocco sono sempre difficili da fare. La mia opinione è che quella migliore sia col cioccolato al latte (quasi una bestemmia da queste parti, ma è così). Questo cioccolato mi è piaciuto abbastanza, anche se alla mia bocca il cioccolato bianco tende a coprire gli altri gusti. Forse da poter usare al meglio in decorazioni future.
Pepita - cioccolato fondente con scorza d'arancia: confezione da 90 gr. suddivisa in tre tavolette. Il cioccolato è un 60% di discreta qualità. Si sente che non è un prodotto da degustazione ma, provandolo in qualche mia produzione dolciaria, si è rivelato semplicemente ottimo. Il gusto e il profumo d'arancia restano anche se la tavoletta viene sciolta, dando ai dolci o alle torte quel tocco in più che può decretarne il successo. Non ho ancora provato a fare qualcosa utilizzando solo questo cioccolato, ma credo che sarà l'ingrediente principale di uno dei miei prossimi esperimenti.
Ferrero Garden: ho ceduto all'acquisto compulsivo e mi sono preso una confezione da 18 pezzi. Non sono cioccolatini, non sanno proprio dove stia di casa il cioccolato; eppure ho voluto provarli per voi anche per dimostrarvi il mio far parte del mondo consumistico e non farvi sentire troppo soli. Detto questo, queste praline hanno gusti, e quindi giudizi, differenti. Al link che segnalo c'è il gusto fragola-lampone mentre nella confezione che acquistai al suo posto c'era il gusto limone. Penso che il cambio sia dipeso dal misero successo riscosso: in effetti è stato l'unico gusto che non gradii affatto. Sugli altri considero degni di menzione i gusti pistacchio e nocciola. Insomma, si può fare ma con moderazione.

07 maggio 2008

vaneggiamenti TUFfici

Una certa ragazza di nostra conoscenza, dopo essere stata informata dell'arrivo dei biglietti per il concerto del prossimo 11 luglio al Giardino di Boboli, ecco che mi risponde così:

Grazie bro, mi metterò a ripassare i Sigur.

Cioè? Perché forse qualcuno qui conosce l'islandese? e insegnarmi qualcosa? Ma soprattutto, non pare eccessivo l'uso del termine ripassare per robe di questo tipo?

bjartar vonir rætast - er við göngum bæinn
brosum og hlæjum glaðir - vinátta og þreyta mætast
höldum upp á daginn - og fögnum tveggja ára bið
fjarlægur draumur fæðist - borðum og drekkum saddir
og borgum fyrir okkur - með því sem við eigum í dag
setjumst niður spenntir - hlustum á sjálfa okkur slá
í takt við tónlistina - það virðist enginn hlusta
þetta er allt öðruvísi - við lifðum í öðrum heimi
þar sem vorum aldrei ósýnileg - nokkrum dögum síðar
við tölum saman á ný - en hljóðið var ekki gott
við vorum sammála um það - sammála um flesta hluti
við munum gera betur næst- þetta er ágætis byrjun

05 maggio 2008

fluidifica, starai meglio

Insomma, uno se va dal dottore, diciamo una media di una volta all'anno, un motivo lo avrà.
Se passo, al solito il fine settimana, un paio di giorni con un mal di gola, e trachea, e mal d'orecchio crescenti e alla fine mi decido, uscendo dall'ufficio, di passare dal dottore un motivo lo avrò avuto, no?
Il mio dottore deve avermi nel tempo inquadrato. In genere gli faccio una breve anamnesi, lui nello stesso lasso di tempo riesce a visitarmi e dotarmi della giusta ricetta e delle corrette istruzioni. Il rapporto si è consolidato nel tempo. A me perdere tempo non piace, e a lui non gli pare il vero. Soddisfatti entrambi.
Ma se vengo e ti dico quelle tre cose che mi fanno stare male, con una fantastica voce da basso, e te mi ausculti per vedere se è solo tracheite e non anche bronchite e poi mi chiedi se ho un fluidificante a casa io, preso alla sprovvista, penso solo al termine desueto e mi viene da dirti che è dagli anni '70 che il ruolo di fluidificante non esiste più nel calcio... insomma, che fluidificante intenderà? Ce l'ha uno sciroppino? No, lo sciroppino 'gnornò gnornò. E allora accattatelo con questa ricetta (a pago, per giunta). Mi stia bene. Ah... vado, grazie, no sa, mi scusi, buonasera. Sa, avrei 'sta gola in fiamme, ma se dice che starò subito meglio, ok ok, vado. 'sera.
Poco prima, quando fuori dall'ambulatorio stavo facendo la fila, ero lì che pensavo che al suo solito mi offrirà di prendermi qualche giorno dal lavoro, ma avevo già deciso nel mio film che gli avrei risposto con un no, se proprio dice che devo riposarmi non più di due, massimo tre giorni dottore; non mi dia tutta la settimana. Neanche mezz'ora mi ha dato.
Quando ero co.co.co. immancabilmente mi chiedeva se ne avevo bisogno. Ma a cosa serve ad un co.co.co. il certificato di malattia? Ora lo chiede solo se viene chiamato a casa. In pratica in vita mia ho usufruito di questo diritto alla salute solo una volta. Manco sapevo com'era fatto un certificato per stare casa dal lavoro. Mi sa che di eventuali cambi del modello me ne accorgerò un'altra volta.

03 maggio 2008

chi contribuisce e chi no

Quando in pubblico succede qualcosa che ci dà fastidio è facile trasformarsi in ipocriti.
I dati sui redditi imponibili ai fini Irpef sono dati pubblici. Non sto ora a sindacare se sia giusto o meno, ne accennerò più avanti. Dico solo che chiunque può recarsi ad una sede dell'Agenzia delle Entrate, o presso il proprio comune di residenza, e chiedere di visionare i dati. Chi in questi giorni si sta stracciando le vesti in nome e per conto di un diritto alla privacy vuole distinguere tra pubblicità dei dati e loro accessibilità.
Perché sì, sembra che sia possibile un distinguo del genere. Secondo alcuni il reddito è un dato pubblico ma non accessibile. Il senso di questo forse sta nel fatto che solo l'autorità pubblica può accedervi per farne controlli, presumo. Questa non accessibilità però cozza proprio contro la possibilità che c'è (c'era?) di consultazione.
Insomma, qui è bastato cambiare il mezzo di accesso per far gridare allo scandalo qualcuno. Chi urla in questi giorni non vuole che sia possibile far sapere quanto i contribuenti denunciano. Non quanto guadagnano, ma quanto denunciano. Anche la mia, ma non solo, distinzione non è affatto banale. Sapere se e per quanto un cittadino contribuisce alla vita di una società è utile.
Il sospetto, e trattandosi di Italia è giusto un eufemismo quello che uso, è che chi vuole non far conoscere la propria denuncia abbia qualcosa da nascondere agli altri. Tanto poi qualcun altro pagherà.
Io sono solo uno di quegli altri che tanto poi pagano. Rendere protetti certi dati serve anche a non far sapere ufficialmente che quelli come me sono proprio tanti. E' anche questo che spaventa. Non l'anonima sequestri che non si interessa delle denunce ma dei guadagni, quelli reali. Quelli che neanche con dati pubblici e accessibili saranno mai disponibili.

canzone del mese - aprile 2008

In fin dei conti ho solo compiuto quarant'anni. Sarà consequenziale oppure no, vorrò semplificare la scelta oppure no, ma io dico 40 - U2. Enjoy.