31 ottobre 2011

l'importanza della cravatta

Circa tre anni fa, quando traslocammo l'ufficio nella sede nuova, iniziai per un po' a vestirmi più elegante del solito. Per la prima volta infatti andai al lavoro indossando la cravatta. La tenni fino a quando non iniziai, per il freddo, ad indossare maglioni.
Nei tre anni successivi sono tornato qualche volta a indossarla ma mai con la continuità di allora.
Mi parve una soluzione da adottare visto il nuovo ufficio, un cambio radicale nella postazione di lavoro che mi venne affidata rispetto alla soluzione precedente. All'epoca mi venne fatto notare anche che quello era il mio modo per elevarmi dall'ambiente in cui mi trovavo, una sorta di tenersi staccato da certe persone e dinamiche instabili da ufficio. Che sì, ci saranno stati anche i lati buoni, ma erano più quelli che davano da pensare.
Questo post è solo per dire che da una settimana ho ripreso con continuità ad indossare cravatta, gilet di cachemire e cardigan. Quasi che sia un accessorio di abbigliamento a marcare un rango superiore, esigenza che ultimamente si è fatta impellente.
Che io sia una persona migliore di altre lo ho, senza tanta falsa modestia, sempre pensato. E pure più elegante.

28 ottobre 2011

piccoli gesti di finanza spicciola

Non so voi ma io, invece di andare a cercare conti correnti bancari con tassi d'interesse maggiori di molte forme di investimento, sto spostando parte dei miei soldi su Banca Etica.
Che di interessi te ne dà molti meno e in cambio ti dà la certezza che non finanzierà mai gli amici del quartierino, quelli che fanno i grandi imprenditori ma coi soldi degli altri, e quelli che pensano che per aumentare le assunzioni bisogna facilitare i licenziamenti.
Tanto poi alla fine è vero che tra qualche anno ci ritroveremo tutti un po' più poveri ma certi modi di agire sul mercato finanziario avranno sempre meno miei soldi, a partire da ora.

Disclaimer. Il qui presente bischero è da 12 anni socio di Banca Etica, non la scopro ora. Per soli motivi di praticità, anni fa avevo chiuso il conto da loro. E ora l'ho riaperto, mosso dalle ragioni di cui sopra e dalla mia solita voglia di compiere dei gesti che diano un segnale sì piccolo ma per me significativo.

04 ottobre 2011

la saggezza vs censura

Bè certo, anche Wikipedia rischia di incorrere nelle richieste di rettifica dei propri contenuti entro 48 ore. Che, è forse speciale?
Sì, lo è. Ma non basta evidentemente in questo fine 2011 italiano, anzi forse è una colpa esserlo.
Credo che dovremmo abituarci a situazioni come questa. E a reagire di conseguenza, assottigliando il linguaggio e facendolo più denso e più ricco di significati. Oh sì, la censura è sempre stata giocata stando sul filo della fine -e a volte ironica- saggezza.

02 ottobre 2011

l'Italia è uno strano paese

Mi fa specie quando scopro in un libro un pensiero che pensavo mio. Mi vengono dubbi se forse non sia stato influenzato in qualche modo in passato e che sia andato nel tempo a ripetere come un pappagallo una frase pensato fino ad allora come originale.
Ho terminato da pochi minuti Il sistema periodico di Primo Levi. Di una bellezza e uno stile unici. Lieve alla lettura, profondo nei pensieri e nei ricordi che lascia.
E poi quella frase, sul racconto dell'oro. Scritta nello stesso contesto in cui l'ho da sempre usata anch'io, cosa che mi ha del tutto spiazzato.
Immagino sempre una donna, vestita esageratamente elegante, che si presenta a me e chiede di essere annunciata ai piani alti dove, a sentir lei, è attesa. Al mio mi dice il suo nome signora, un breve ma intenso irrigidimento ed un tagliente dottoressa. Al che, al contrario dei miei usi pubblici, sorge in me la considerazione sa, l'Italia è un paese strano, si dà della signora ad una donna e qualcuna se ne risente; l'Italia è proprio un paese strano. Sottolineando con un tono che non ammette repliche la seconda ripetizione. Il finale beffardo, venga dottoressa l'accompagno, fa da spartiacque alla scelta di convenienza tra l'urgenza della riunione e la volontà di mettere inutilmente i puntini sulle i. Nel secondo caso si scende fino al portone d'ingresso.
Ecco dove sta la differenza che, in un certo qual modo, mi rinfranca un po'. Io, al contrario di Primo Levi, metto prima il sostantivo e poi l'aggettivo.