Ieri ho passato in compagnia di un'allegra combriccola una lieta serata; causa del tutto il 33° compleanno di C. la ragazza del mio migliore amico.
L'amica C. rappresenta un caso più unico che raro per me: è l'unica persona alla quale riesco a trovare, ormai da ben 8 compleanni -più quello di laurea-, il regalo più azzeccato e gradito tra tutti quelli che riceve. Al limite, se proprio non vogliamo fidarci delle sensazioni a pelle, posso dire che con me simula sentimenti di felicità e gratitudine per il regalo ricevuto in modo nettamente migliore rispetto a quelli rivolti agli altri. E io apprezzo i festeggiamenti ad ogni scarto di pacchetto, e se fosse la seconda ipotesi quella vera, apprezzerei lo stesso per via dello sforzo profuso.
Ieri però era anche la serata di Benigni, ed io ambivo a seguirla in buona parte. Causa chiacchiericcio continuo tutta la prima metà dello spettacolo la ho praticamente persa. Il chiacchiericcio in alcuni momenti tendeva a livelli troppo alti di decibel per poter anche solo sentire una parola ogni tanto.
Essendo seduto vicino alla festeggiata arrivava saltuariamente qualche stilettata del tipo 'ora Andrea non mi vuole più bene perché io non gli faccio vedere Benigni'. Basterebbe che tu ti chetassi. Ma niente, toni amichevoli, supplichevoli o minacciosi non son serviti a nulla. Il bla bla bla è continuato imperterrito su qualsiasi argomento, dalla fogliolina di carciofo troppo dura trovata in mezzo all'ottimo sformato, al fatto che P., dopo oltre un decennio di conoscenza con C., si è vista costretta a ripetere per l'ennesima volta che no, lei non mangia il mascarpone.
Scusate, ci sarebbe Benigni... magari quando reciterà tutto il canto di fila, un sobrio comportamento... forse... Bla bla bla... ah, no ecco, tante volte dei dubbi si insinuassero, capito tutto.
Alla fine mi sposto più vicino al televisore. E poi, quando Benigni sta per iniziare a recitare il canto condivido insieme all'amico F. la sua sedia, a 40 cm dallo schermo.
Finalmente lo sento. Un'emozione sentire quella recita, e sebbene le aspettative fossero alte, ho vissuto uno dei momenti in cui viene naturale pensare che sì, questa è arte all'ennesima potenza. Vedevo Benigni commuoversi e mi commuovevo con lui, per dire. Con l'orecchio sentivo vagamente cenni alle problematiche esistenziali di professori alle prime armi, ché si voleva che proprio loro seguissero? ma sono riuscito ad isolarmi lo stesso.
Sul finire della serata l'ormai 33enne è tornata alla carica facendo una battuta sul fatto che non fossi riuscito a vedere se non poco del V dell'Inferno. Al ché la risposta secca e precisa è stata:
sai C., valgono più 10 minuti di versi recitati in quella maniera che non 33 anni di chiacchiere. E con questo ti ho fatto gli auguri.
Aspetta fino al mio prossimo compleanno, ha detto. Così poi si vendicherà. Ma non sa, ahi lei, che io mi scorderò di invitarla, ché qui la vigliaccheria è di casa quando ci si deve assumere le responsabilità di quanto detto. Auguri di nuovo.
L'amica C. rappresenta un caso più unico che raro per me: è l'unica persona alla quale riesco a trovare, ormai da ben 8 compleanni -più quello di laurea-, il regalo più azzeccato e gradito tra tutti quelli che riceve. Al limite, se proprio non vogliamo fidarci delle sensazioni a pelle, posso dire che con me simula sentimenti di felicità e gratitudine per il regalo ricevuto in modo nettamente migliore rispetto a quelli rivolti agli altri. E io apprezzo i festeggiamenti ad ogni scarto di pacchetto, e se fosse la seconda ipotesi quella vera, apprezzerei lo stesso per via dello sforzo profuso.
Ieri però era anche la serata di Benigni, ed io ambivo a seguirla in buona parte. Causa chiacchiericcio continuo tutta la prima metà dello spettacolo la ho praticamente persa. Il chiacchiericcio in alcuni momenti tendeva a livelli troppo alti di decibel per poter anche solo sentire una parola ogni tanto.
Essendo seduto vicino alla festeggiata arrivava saltuariamente qualche stilettata del tipo 'ora Andrea non mi vuole più bene perché io non gli faccio vedere Benigni'. Basterebbe che tu ti chetassi. Ma niente, toni amichevoli, supplichevoli o minacciosi non son serviti a nulla. Il bla bla bla è continuato imperterrito su qualsiasi argomento, dalla fogliolina di carciofo troppo dura trovata in mezzo all'ottimo sformato, al fatto che P., dopo oltre un decennio di conoscenza con C., si è vista costretta a ripetere per l'ennesima volta che no, lei non mangia il mascarpone.
Scusate, ci sarebbe Benigni... magari quando reciterà tutto il canto di fila, un sobrio comportamento... forse... Bla bla bla... ah, no ecco, tante volte dei dubbi si insinuassero, capito tutto.
Alla fine mi sposto più vicino al televisore. E poi, quando Benigni sta per iniziare a recitare il canto condivido insieme all'amico F. la sua sedia, a 40 cm dallo schermo.
Finalmente lo sento. Un'emozione sentire quella recita, e sebbene le aspettative fossero alte, ho vissuto uno dei momenti in cui viene naturale pensare che sì, questa è arte all'ennesima potenza. Vedevo Benigni commuoversi e mi commuovevo con lui, per dire. Con l'orecchio sentivo vagamente cenni alle problematiche esistenziali di professori alle prime armi, ché si voleva che proprio loro seguissero? ma sono riuscito ad isolarmi lo stesso.
Sul finire della serata l'ormai 33enne è tornata alla carica facendo una battuta sul fatto che non fossi riuscito a vedere se non poco del V dell'Inferno. Al ché la risposta secca e precisa è stata:
sai C., valgono più 10 minuti di versi recitati in quella maniera che non 33 anni di chiacchiere. E con questo ti ho fatto gli auguri.
Aspetta fino al mio prossimo compleanno, ha detto. Così poi si vendicherà. Ma non sa, ahi lei, che io mi scorderò di invitarla, ché qui la vigliaccheria è di casa quando ci si deve assumere le responsabilità di quanto detto. Auguri di nuovo.