Non ho mai ritenuto di avere un grande equilibrio, ho sempre visto perciò anche i più piccoli eventi che mi contrariavano come gravi interferenze del mio umore. Il tutto è ingigantito, come è naturale che sia, quando non si hanno confronti con altri se non sporadici né si hanno poi molti interessi.
Per cui basta, come stavolta, un banale sassolino che inceppa l'ingranaggio del mio equilibrio, basta insomma un pensiero per una cosa rivelatasi poi una bischerata che rischio di veder compromessa la visione intera del mio piccolo mondo.
Stavolta non era un pensiero legato al lavoro ma semmai è stato il lavoro ad aver subito il mio peggior mood da mesi a questa parte.
Quando arrivai lì in ufficio più di due anni fa trovai una struttura stanca. Ed ho cercato spesso di ravvivare tutti, con azioni mirate e reiterate nel tempo, riuscendovi abbastanza spesso e per questo fui apprezzato. Per la prima volta invece mi sono ritrovato io ad essere quello stanco. E non c'era nessuno a ravvivare me.
Da qualche giorno, piano piano mi è tornata la voglia di ridere, di scherzare, di cercare una parola per tutti. Eppure oggi mi è venuta alla mente una considerazione: in pochi si erano accorti, e dopo ben una settimana di stato confusional-depressivo, che c'era qualcosa che non andava. Il bello fu che avvenne nel giorno in cui avevo ripreso a dormire bene, per cui stavo già uscendo dal mio stato catatonico.
E tutto questo potrebbe voler dire una delle due seguenti cose: o che la mia maschera è talmente impenetrabile da non venire intaccata dagli sguardi altrui o che sono circondato da persone poco dotate in termini di sensibilità. Ma allora perché finora mi ci sono trovato bene con loro? Non voglio darmi una risposta, a nessuna delle due questioni. Ho come la sensazione di uscire di casa e di accorgermi, al ritorno, di non essere andato da nessuna parte.