Il porcilaio messo in piedi da gente che da tanti anni vive immersa in un senso di impunità, quella iniziata col "facciamo che cazzo ci pare", e continuata col "sono stato eletto dal popolo", si basa su un fondamento: il prezzo al quale ciascuno si può vendere.
Il bravo piazzista, il bravo venditore di tappeti, l'imbonitore, sa cogliere molto spesso questo prezzo.
Per cui vediamo avverarsi quello che in realtà la storia ci avrebbe già insegnato ad evitare. Ma tanto si sa: le analisi storiche sono così pallose.
C'è chi necessita della cancellazione di un mutuo.
C'è chi abbisogna di un posto da parlamentare.
C'è chi si accontenta di un minor posto da consigliere regionale.
C'è chi, più esigente perché più capace evidentemente, ottiene un posto da ministro della Repubblica.
C'è chi deve stare alla direzione di un giornale, non importa se con sospensione dall'ordine.
C'è il funzionario servitore dello Stato che, per quanto dovrebbe conoscere il senso delle istituzioni ed il loro doveroso rispetto reciproco -inteso anche come non invadenza nelle altrui competenze e soprattutto di non lasciar invadere da altri le proprie-, risponde invece a logiche padronali di stampo medievale.
C'è la madre, o il padre, o entrambi i genitori che spingono ragazze minorenni per avere "magari" quelle migliaia di euro, quelle decine di migliaia di euro, quelle "perché te, se sarai veramente brava..." che possono ambire a milioni di euro.
Chi tace o al limite dichiara tutto e niente con toni bassi per aver avuto quelle prebende da centinaia di milioni di euro che faranno tanto comodo, in fondo saranno anche usate a favore dei poveri.
Poi ci sono altri. Dal porcilaio, di cui ho accennato sopra, dovrebbero essere visti come degli alieni da cui diffidare. Anzi no, come dei diversi da emarginare ed allontanare.
Quelli per intenderci che forse lo hanno lo stesso un prezzo a cui farsi comprare. Solo che vuoi per pudicizia, vuoi per dignità -parola che stride se accostata a certe orecchie-, cercano di non farlo capire, di non prestarsi a certi giochi per non cadere nella trappola del "tu padrone, io servo".
Ecco, in questo sta una delle differenze più marcate che dividono la società italiana.
Chi desidera sentirsi cittadino, chi invece vuole sentirsi servo, ché la libertà costa fatica anche solo a pensarla, figuriamoci quanto lo sia a lavorare onestamente.
Quelli insomma che non sono sui listini prezzi del catalogo a premi dove, per vincere quel solo premio, devono vendere tutto il resto, sé stessi compresi.
Quelli cioè che sono migliori, e nettamente.
Il bravo piazzista, il bravo venditore di tappeti, l'imbonitore, sa cogliere molto spesso questo prezzo.
Per cui vediamo avverarsi quello che in realtà la storia ci avrebbe già insegnato ad evitare. Ma tanto si sa: le analisi storiche sono così pallose.
C'è chi necessita della cancellazione di un mutuo.
C'è chi abbisogna di un posto da parlamentare.
C'è chi si accontenta di un minor posto da consigliere regionale.
C'è chi, più esigente perché più capace evidentemente, ottiene un posto da ministro della Repubblica.
C'è chi deve stare alla direzione di un giornale, non importa se con sospensione dall'ordine.
C'è il funzionario servitore dello Stato che, per quanto dovrebbe conoscere il senso delle istituzioni ed il loro doveroso rispetto reciproco -inteso anche come non invadenza nelle altrui competenze e soprattutto di non lasciar invadere da altri le proprie-, risponde invece a logiche padronali di stampo medievale.
C'è la madre, o il padre, o entrambi i genitori che spingono ragazze minorenni per avere "magari" quelle migliaia di euro, quelle decine di migliaia di euro, quelle "perché te, se sarai veramente brava..." che possono ambire a milioni di euro.
Chi tace o al limite dichiara tutto e niente con toni bassi per aver avuto quelle prebende da centinaia di milioni di euro che faranno tanto comodo, in fondo saranno anche usate a favore dei poveri.
Poi ci sono altri. Dal porcilaio, di cui ho accennato sopra, dovrebbero essere visti come degli alieni da cui diffidare. Anzi no, come dei diversi da emarginare ed allontanare.
Quelli per intenderci che forse lo hanno lo stesso un prezzo a cui farsi comprare. Solo che vuoi per pudicizia, vuoi per dignità -parola che stride se accostata a certe orecchie-, cercano di non farlo capire, di non prestarsi a certi giochi per non cadere nella trappola del "tu padrone, io servo".
Ecco, in questo sta una delle differenze più marcate che dividono la società italiana.
Chi desidera sentirsi cittadino, chi invece vuole sentirsi servo, ché la libertà costa fatica anche solo a pensarla, figuriamoci quanto lo sia a lavorare onestamente.
Quelli insomma che non sono sui listini prezzi del catalogo a premi dove, per vincere quel solo premio, devono vendere tutto il resto, sé stessi compresi.
Quelli cioè che sono migliori, e nettamente.