Come da tradizione sperimentata da molto tempo e da molte parti, chi ha dovuto fissare in dogmi alcuni punti essenziali del proprio credo si sente minacciato dagli inesistenti dogmi altrui.
Così la frase del giorno del papa "i vescovi siano miti e coraggiosi di fronte ai dogmi intolleranti dell'agnosticismo" riassume lo sport largamente praticato dell'attaccare facendosi vittime, e utilizza la fantasiosa disonestà di mescolare il concetto di dogma con quello di realtà. Si manca casualmente di riflettere sul fatto che chi ha fissato le proprie convinzioni in alcuni rigidi schemi, per definizione immutabili e indiscutibili, si muove nell'affanno sempre più grande a preparare la nuova vecchia religione di domani.
Il bue che dà del cornuto all'asino è uno dei segni che quella di oggi non basta più. Non c'è nulla che si voglia salvare, l'esperienza dei credenti è messa lì, quasi come un totem, a disposizione solo per parlarne e non per viverla e farla maturare; quasi che il negozio vuoto fosse colpa della potenziale clientela e non delle incapacità del negoziante che ha fatto scappare i clienti.
Forse una cosa la salvano: la storia della ben poco religiosa istituzione chiamata chiesa. Tornerà utile, come lo è da secoli. Quella che, a seconda della bisogna, ti ricorda di aver detto tutto e anche il suo contrario.
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