Mi fa specie quando scopro in un libro un pensiero che pensavo mio. Mi vengono dubbi se forse non sia stato influenzato in qualche modo in passato e che sia andato nel tempo a ripetere come un pappagallo una frase pensato fino ad allora come originale.
Ho terminato da pochi minuti Il sistema periodico di Primo Levi. Di una bellezza e uno stile unici. Lieve alla lettura, profondo nei pensieri e nei ricordi che lascia.
E poi quella frase, sul racconto dell'oro. Scritta nello stesso contesto in cui l'ho da sempre usata anch'io, cosa che mi ha del tutto spiazzato.
Immagino sempre una donna, vestita esageratamente elegante, che si presenta a me e chiede di essere annunciata ai piani alti dove, a sentir lei, è attesa. Al mio mi dice il suo nome signora, un breve ma intenso irrigidimento ed un tagliente dottoressa. Al che, al contrario dei miei usi pubblici, sorge in me la considerazione sa, l'Italia è un paese strano, si dà della signora ad una donna e qualcuna se ne risente; l'Italia è proprio un paese strano. Sottolineando con un tono che non ammette repliche la seconda ripetizione. Il finale beffardo, venga dottoressa l'accompagno, fa da spartiacque alla scelta di convenienza tra l'urgenza della riunione e la volontà di mettere inutilmente i puntini sulle i. Nel secondo caso si scende fino al portone d'ingresso.
Ecco dove sta la differenza che, in un certo qual modo, mi rinfranca un po'. Io, al contrario di Primo Levi, metto prima il sostantivo e poi l'aggettivo.
1 commento:
Sarà che sono un chimico per studi e mestiere (spero solo temporaneamente prestato ad altro), ma se dovessi scegliermi un libro sacro, sarebbe senz'altro quello.
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