Nell'impossibilità di regolare la vita quotidiana delle persone causa assenza di autentico ascolto da parte dei loro stessi credenti, ecco che c'è chi cerca di dare norme, morali ma non solo, sui due momenti limite: la nascita e la morte.
Norme per cose molto differenti e distanti tra loro ma che hanno un elemento in comune importante: togliere l'autodeterminazione alle persone. Nel caso della nascita è rivolto alle donne, mentre tutti ne sono coinvolti per la morte.
Ci sono in giro per internet commenti molto belli sulla vicenda di Eluana Englaro, di quelli che fanno pensare e pure crescere. Qui non leggerete un ampliamento di questi testi ma solo la mia opinione per l'evento che prima o poi mi toccherà.
Non voglio che mi si faccia nulla di terapeutico se non avrò la possibilità di decidere per me stesso; non voglio soprattutto che mi si attacchi a macchinari, sonde e cos'altro possa essere inventato di invasivo per il corpo per mantenere in essere uno stato dal quale non sarà possibile tornare indietro.
Nessuna morale, religiosa o altro che sia, può sostituirsi alla mia autodeterminazione. Chi parlerà al posto mio non starà esprimendo la mia morale, ma solo la propria, e comunque non può sostituirsi a me.
I miei familiari sono già a conoscenza di queste mie intenzioni. Scrivo questo post tante volte servisse, in assenza loro quindi e della loro difesa delle mie intenzioni. E non c'è da faticare a pensare come alcuni fanno, dopo un'annosa esperienza come quella di Eluana, che l'opinione possa essere cambiata: se mi andrà di farlo, se ne sentirò l'esigenza, basterà che scriva un altro post. Se non lo avrò fatto, l'opinione è e rimane questa.
Solo una persona potrebbe avere qualcosa da ridire. Gliene darei volentieri il permesso: il mio compagno. Quello però pubblicamente (e sottolineo il pubblicamente) e legittimamente riconosciuto. Hai visto mai possa servire per far tornare certe tematiche nell'agenda politica?
Altre disposizioni.
Donazione di tutto il donabile. Con la doverosa precisazione che qui si è omosessuali, e quindi chi farà il prelievo deve farlo con cognizione di causa, perché se il mio sangue per questa ragione non è, a seconda dei casi, a seconda degli ospedali, buono in tutta probabilità potrebbero non esserlo nemmeno i miei organi. Ad oggi che io sappia non soffro di nessuna patologia che potrebbe impedire qualsiasi donazione, ma ci sarebbe comunque da confrontarsi con la patologia di alcuni medici e/o burocrati.
Infine, cremazione. E, a Livorno è già possibile, dispersione delle ceneri in mare. Il motto della società della cremazione è spazio ai vivi. E' un motto di un'efficacia unica. E, caso strano, di una verità totalizzante. C'è chi si prepara il mausoleo quando è ancora in vita; brutta la società che celebra meglio i morti dei vivi.
Norme per cose molto differenti e distanti tra loro ma che hanno un elemento in comune importante: togliere l'autodeterminazione alle persone. Nel caso della nascita è rivolto alle donne, mentre tutti ne sono coinvolti per la morte.
Ci sono in giro per internet commenti molto belli sulla vicenda di Eluana Englaro, di quelli che fanno pensare e pure crescere. Qui non leggerete un ampliamento di questi testi ma solo la mia opinione per l'evento che prima o poi mi toccherà.
Non voglio che mi si faccia nulla di terapeutico se non avrò la possibilità di decidere per me stesso; non voglio soprattutto che mi si attacchi a macchinari, sonde e cos'altro possa essere inventato di invasivo per il corpo per mantenere in essere uno stato dal quale non sarà possibile tornare indietro.
Nessuna morale, religiosa o altro che sia, può sostituirsi alla mia autodeterminazione. Chi parlerà al posto mio non starà esprimendo la mia morale, ma solo la propria, e comunque non può sostituirsi a me.
I miei familiari sono già a conoscenza di queste mie intenzioni. Scrivo questo post tante volte servisse, in assenza loro quindi e della loro difesa delle mie intenzioni. E non c'è da faticare a pensare come alcuni fanno, dopo un'annosa esperienza come quella di Eluana, che l'opinione possa essere cambiata: se mi andrà di farlo, se ne sentirò l'esigenza, basterà che scriva un altro post. Se non lo avrò fatto, l'opinione è e rimane questa.
Solo una persona potrebbe avere qualcosa da ridire. Gliene darei volentieri il permesso: il mio compagno. Quello però pubblicamente (e sottolineo il pubblicamente) e legittimamente riconosciuto. Hai visto mai possa servire per far tornare certe tematiche nell'agenda politica?
Altre disposizioni.
Donazione di tutto il donabile. Con la doverosa precisazione che qui si è omosessuali, e quindi chi farà il prelievo deve farlo con cognizione di causa, perché se il mio sangue per questa ragione non è, a seconda dei casi, a seconda degli ospedali, buono in tutta probabilità potrebbero non esserlo nemmeno i miei organi. Ad oggi che io sappia non soffro di nessuna patologia che potrebbe impedire qualsiasi donazione, ma ci sarebbe comunque da confrontarsi con la patologia di alcuni medici e/o burocrati.
Infine, cremazione. E, a Livorno è già possibile, dispersione delle ceneri in mare. Il motto della società della cremazione è spazio ai vivi. E' un motto di un'efficacia unica. E, caso strano, di una verità totalizzante. C'è chi si prepara il mausoleo quando è ancora in vita; brutta la società che celebra meglio i morti dei vivi.
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