29 luglio 2008

se confindustria si occupa di altre cose

Sondaggio de Il Sole 24 Ore sul matrimonio gay.
Votate, votate, votate.
Via Panda, che lo ha visto da Elfobruno, che glielo ha chiesto Anellidifumo. Fine della catena; o almeno credo. Voi allungatela dall'altra parte.

27 luglio 2008

i consigli cioccolatieri #15

Ritorna l'amatissima rubrica de I Consigli Cioccolatieri. La speranza è sempre quella di avere un grande apprezzamento, visto anche che per tenere questa rubrica mi rovino la salute per voi. Ma si può?! ;-)
Cioccolato Xoco fondente 60% all'Assenzio: volevo provare l'ebrezza di stonarmi con l'assenzio, ma in realtà ce ne è talmente poco che non si sente. Il cioccolato è buono e la confezione quadrata da 70 gr. ne fa un classico cioccolato da viaggio, il ché per me è questione decisiva. Questo gusto dovrebbe, come scritto sulla confezione, liberare la mente. Mah.
Cioccolato Xoco fondente 60% alla Bacca Goji: anch'esso in comoda confezione quadrata da 70 gr. La tibetana bacca Goji, di cui ho imparato l'esistenza quando vidi la tavoletta per la prima volta, sembra faccia ritrovare l'equilibrio. Se io ho ritrovato il mio non lo so, però la prova gusto è stata pure migliore della tavoletta precedente. Entrambi sono prodotti del commercio equo e solidale, ma per loro non ho trovato un apposito link: pare infatti che siano fuori produzione e commercializzazione; spero solo per questioni estive.
Toblerone fondente 50% con torrone (?) al miele e mandorle (e nocciole): un classico che non era mai stato recensito, anche perché non compro mai questa marca molto mainstream e ben poco indie. Semplicemente mi è stata regalata. Il cioccolato fondente al 50% non regge il confronto, come era lecito attendersi, coi cioccolati di media qualità ma con percentuali di cacao maggiori. L'effetto torrone, presente sulla parte inferiore, è stato accentuato dal caldo e devo dire che la cosa non mi è affatto dispiaciuta perché ha reso il cioccolato più gustoso.
Toblerone al latte con torrone (?) al miele, mandorle, nocciole e uvetta: probabilmente non è ancora commercializzato in Italia, il regalo infatti mi è giunto proprio da Zermatt, a meno che non sia già presente in qualche autogrill che, salvo eccezioni, sono luoghi a me sconosciuti. Qui l'industria cioccolatiera dà un qualcosa in più. Infatti il mix di ingredienti riesce a conservare i sapori perché il cioccolato al latte li lega assieme invece che coprirli. Anche qui è da segnalare che la superficie inferiore a torrone, il punto di domanda è d'obbligo perché il termine è usato un po' a sproposito, sia comunque buona.

25 luglio 2008

4 mesi per fare confusione

Se il mio contratto di lavoro finisse oggi non avrei speranze di vederlo rinnovato.
Constato sempre più ogni giorno l'incapacità di arginare la capa nelle sue maldestre (eufemismo) o sibilline interpretazioni delle direttive che le vengono date e che puntualmente gira a me. In più dovrei fare altre cose che mi sono affidate direttamente, ma che sarebbero possibili senza tutte quelle interruzioni a cui sono sottoposto.
Non mi sto ammazzando di lavoro, è la grande disorganizzazione a rendere insostenibile il tutto. Ho come il presentimento che per affrancarmi da questa situazione dovrei, come non si sa, trasformarmi in un organizzatore del lavoro altrui, inclusi quelli che mi stanno sopra di 3 o 4 livelli contrattuali.
Vedremo, ma non sono per niente fiducioso.

23 luglio 2008

estendere i diritti

Pare quasi da non crederci, ma da ieri in Italia c'è stata un'estensione dei diritti.
Non si tratta delle solite e becere richieste di riconoscimento pubblico delle coppie di fatto ma dell'aver introdotto nel nostro sistema giuridico, grazie all'approvazione parlamentare, un'estensione del principio di uguaglianza.
Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, ma da ieri sera quattro cittadini lo sono ancor di più.
Viste le grandi libertà di cui già godiamo, un plauso a chi ha avuto questa acuta idea. Nella patria del diritto la cultura giuridica si estende sempre più. Chissà cos'altro.

21 luglio 2008

restare sulla soglia

Ci sono occasioni in cui vedo passare ragazzi, uomini o più in generale persone interessanti e con le quali mi sento fin da subito in sintonia, benché consapevole di avere ben poco in comune perché la conoscenza è, nel migliore dei casi, molto limitata.
Eppure il desiderio di andare oltre si insinua dentro e difficilmente svanisce.
Ci sono alcune di queste occasioni in cui mi pare di restare sulla soglia di una stanza. Sostando mi accorgo che dentro c'è qualcuno e prima con un rapido saluto, poi con qualche scambio di battute ecco che raggiungo uno stato di benessere incredibile.
A volte è come se fossi io quello fermo nella stanza, mentre gli altri passano.
Non che ci sia poi tutta questa differenza. Il comune denominatore è che chiunque si soffermi sulla soglia lo faccia solo per poco tempo.
Alcune di quelle volte lasciano un sorriso ed un po' di malinconia. Altre lasciano una sensazione di vuoto che solo il tempo riesce a colmare.
Che sia paura di entrare, o paura di invitare ad entrare, accade sempre che si passi oltre.
Quasi che fosse nel mio destino quello di godere di pochi istanti e di pochi sguardi. E però non essere né sulla soglia o non vedervi nessuno è sempre triste.

20 luglio 2008

spazio ai vivi

Nell'impossibilità di regolare la vita quotidiana delle persone causa assenza di autentico ascolto da parte dei loro stessi credenti, ecco che c'è chi cerca di dare norme, morali ma non solo, sui due momenti limite: la nascita e la morte.
Norme per cose molto differenti e distanti tra loro ma che hanno un elemento in comune importante: togliere l'autodeterminazione alle persone. Nel caso della nascita è rivolto alle donne, mentre tutti ne sono coinvolti per la morte.
Ci sono in giro per internet commenti molto belli sulla vicenda di Eluana Englaro, di quelli che fanno pensare e pure crescere. Qui non leggerete un ampliamento di questi testi ma solo la mia opinione per l'evento che prima o poi mi toccherà.
Non voglio che mi si faccia nulla di terapeutico se non avrò la possibilità di decidere per me stesso; non voglio soprattutto che mi si attacchi a macchinari, sonde e cos'altro possa essere inventato di invasivo per il corpo per mantenere in essere uno stato dal quale non sarà possibile tornare indietro.
Nessuna morale, religiosa o altro che sia, può sostituirsi alla mia autodeterminazione. Chi parlerà al posto mio non starà esprimendo la mia morale, ma solo la propria, e comunque non può sostituirsi a me.
I miei familiari sono già a conoscenza di queste mie intenzioni. Scrivo questo post tante volte servisse, in assenza loro quindi e della loro difesa delle mie intenzioni. E non c'è da faticare a pensare come alcuni fanno, dopo un'annosa esperienza come quella di Eluana, che l'opinione possa essere cambiata: se mi andrà di farlo, se ne sentirò l'esigenza, basterà che scriva un altro post. Se non lo avrò fatto, l'opinione è e rimane questa.
Solo una persona potrebbe avere qualcosa da ridire. Gliene darei volentieri il permesso: il mio compagno. Quello però pubblicamente (e sottolineo il pubblicamente) e legittimamente riconosciuto. Hai visto mai possa servire per far tornare certe tematiche nell'agenda politica?
Altre disposizioni.
Donazione di tutto il donabile. Con la doverosa precisazione che qui si è omosessuali, e quindi chi farà il prelievo deve farlo con cognizione di causa, perché se il mio sangue per questa ragione non è, a seconda dei casi, a seconda degli ospedali, buono in tutta probabilità potrebbero non esserlo nemmeno i miei organi. Ad oggi che io sappia non soffro di nessuna patologia che potrebbe impedire qualsiasi donazione, ma ci sarebbe comunque da confrontarsi con la patologia di alcuni medici e/o burocrati.
Infine, cremazione. E, a Livorno è già possibile, dispersione delle ceneri in mare. Il motto della società della cremazione è spazio ai vivi. E' un motto di un'efficacia unica. E, caso strano, di una verità totalizzante. C'è chi si prepara il mausoleo quando è ancora in vita; brutta la società che celebra meglio i morti dei vivi.

19 luglio 2008

sono solo stampe

Ieri finalmente ho appeso alla parete il Kanagawa, o per meglio dire l'Hokusai, che avevo acquistato. C'era un'offerta su allposters.it e, avendo in casa una cornice della dimensione giusta, ne ho approfittato subito. Per l'occasione mi sono trasformato in corniciaio, visto che ho inserito un passpartout di carta color grigio topo tra la stampa e il bordo interno della cornice. Ovviamente il lavoro fa abbastanza piangere, ma per il momento ne sono contento. Non fosse che ora avrei a disposizione del materiale da appendere sulla parete bianca in salotto.
Nei giorni successivi all'acquisto non perdevo occasione per vantarmi di avere il mio Kanagawa. Kana-che? Ma sì dai, la prefettura giapponese nella quale c'è il Monte Fuji, rappresentato nelle opere di Katsushika Hokusai. Hoku-che? 'sta roba qui, va bene?!

18 luglio 2008

inscatola(mente)

Da lunedì scorso in ufficio siamo in piena fase trasloco.
Le fasi preliminari hanno riguardato solo alcune indicazioni elargite a mo' di gentile concessione a noi poveracci dell'amministrazione e segreteria. C'è chi però ha preso troppo sul serio la cosa e con settimane d'anticipo ha iniziato ad inscatolare tutto l'inscatolabile. Sto parlando della capa.
Le cape possiedono logiche afferenti ad un universo avente una dimensione pari ad i (il famoso numero immaginario). Per cui, siccome la nostra documentazione ed attrezzatura verrà portata via al più presto tra 10 giorni, da 10 giorni ha già messo nelle scatole la stragrande maggioranza dei faldoni. Morale nella sua stanza ci si cammina con difficoltà.
Da oggi poi sono inscatolati alcuni faldoni di documenti datati 2008. Ho iniziato a berciare quando volevo mettere a posto dei documenti bancari e ho trovato il vuoto nell'armadio.
Nei miei cassetti poi giacciono a prendere polvere decine e decine di fatture che sono state già emesse; peccato siano relative a servizi datati agosto e quindi non si possono ancora spedire: è per avvantaggiarsi, Andrea!
La consolazione è che nella nuova sede pare che ognuno vada per conto proprio. Lei sarà un po' più per conto proprio rispetto a tutti gli altri (= isolamento).
Io e la collega che è in stanza con me non abbiamo ancora iniziato a mettere via una penna (anche perché regolarmente ne perdiamo 4 o 5 al giorno, ma questo è un altro discorso). La nostra speranza è che la capa, terminata la frenesia di inscatolare tutti i suoi documenti o inizi a farlo coi nostri oppure, opzione preferibile, si inscatoli la mente. Non le resta che quella. Per una volta darei pure una mano a mettere lo scotch da pacchi, e nella giusta quantità.

13 luglio 2008

la breve storia di Cip, Ciop & la piccola Cippa

Cip & Ciop si ritrovano alla testa del binario 2 (e quattro quinti) della stazione di SMN.
Si salutano contenti, sono passati due mesi e mezzo dall'ultima volta che si videro. Imboccano il sottopassaggio per recarsi dall'altra parte della piazza. Là sotto Ciop noterà ben due negozi di CD stupendosi ancora della loro esistenza. Cip gli segnala allora che nell'altra ala della galleria ce ne è un'altra ancora. Ciop, uomo di mondo, se ne stupisce ancor di più. Forse pensa di essere arrivato nel paese dei balocchi, o forse prende questa curiosità come indicativa dell'arretratezza del suo paese. Non è dato a sapersi.
Cip & Ciop continuano a camminare. Ora li troviamo che attraversano un ponte sul fiume d'argento (opacizzato da qualcosa ma non è poi così importante). La calura incombe nonostante si avvicini la sera e ciò preoccupa tanto Cip.
Dall'altra parte del fiume si parla proprio delle parti che stanno al di là dei fiumi. C'è sempre qualcosa di differente oltre i ponti di una città. E infatti loro stanno attraversando zone irriconoscibili.
Cip & Ciop arrivano già un po' stanchini alla Grande Porta che fa sentire più a casa Cip per via del nome, dove hanno appuntamento con la piccola Cippa. Appena arrivano nella piazza intravedono Cippa alla guida della sua macchinina. Sta cercando sicuramente un parcheggio. La rivedranno dopo oltre mezz'ora, reduce da una girata nella parte oltre il fiume d'argento (ma anche no) e pure lungo il fiume stesso.
Quando la piccola Cippa arriva alle loro spalle avevano da poco aperto il Grande Cancello. Si incamminano quindi tutti e tre e varcano la soglia tenendo ben stretto in mano il loro pass, anche detto biglietto. Ma il cerbero del Grande Cancello non li considera affatto. Essi proseguono. Dopo 100 metri vengono però bloccati da delle altissime barriere guardate da dei truci cani da guardia che dicono loro che solo dalle ore 20 sarà possibile andare oltre.
Ciop a quel punto decide di tornare sui suoi passi e di avvicinarsi alle fonti dell'abbeveraggio e ai panieri degli affamati. Cippa lo segue complice. Cip invece apre lo zaino e, dopo aver rovistato per bene, tira fuori due toasts (o toastes -come cazzo si dice/scrive?!) per divorarli seduta stante. Tra le considerazioni di Ciop da ricordare il fatto che si accorge di essere il più piccolo! Cip e la piccola Cippa si perplimono in silenzio, non volendo far capire al "piccolo" Ciop quanto lo detestino.
Le ore 20 li colgono già sulla via della digestione, passano in un battibaleno le guardie truci, che strappano loro un pezzo del pass che avevano in mano, e si avviano verso il Grande Castello di Tubi. Da che parte andare? Per la piccola porta argentata chiamata Dispari o per la piccola porta argentata chiamata Pari? Cip prende l'iniziativa scegliendo, stupefacendosi di sé stesso per la prontezza, la prima e iniziando a scalare l'erta salita. Lo spettacolo che si apre davanti a loro alla fine della fatica è fantastico: tanto rosso, tanto blu e, sullo sfondo, tanto nero con dei palloni grandi bianchi appesi per aria. Sarà sotto quei bellissimi palloni che vedranno lo spettacolo dei folletti, degli elfi, e delle fate; queste ultime, le amine così sembra si chiamino, interesserebbero molto Ciop. Ma sia Cip che la piccola Cippa vogliono di più i primi.
Nell'attesa alcune guardie cattive vestite di rosso dicono, ai compagni di visita dei nostri, che non si può fumare. Cip, che non vuole mai far mancare il suo appoggio a Ciop lo informa subitaneamente. Ciop però tende a confondersi, tanto che chiede se la guardia rossa fosse carina. La piccola Cippa e Cip lo assicurano in tal senso senza neanche pensarci.
Poi venne lo spettacolo magico. E a Cip gli piacque moltissimo. Alla fine chiederà timoroso a Ciop se avesse apprezzato anche lui che essendo un frequentatore assiduo di spettacoli, anche quelli per mentecatti o anche quelli dove le guardie, non si sa se rosse o no, ti mettono le mani addosso (ma per rassicurare, dicono), la sua opinione incute un certo rispetto. Cip non capirà una cippa, e questo non è un gioco di parole, della risposta di Ciop.
Tutti contenti prendono la via del ritorno, oltrepassano il Grande Cancello con molta difficoltà per via della sosta selvaggia pedonale di molti astanti, e imboccano il Grande Viale. Dopo pochi metri ecco la macchinina della piccola Cippa. Ma come, pensa Cip, hai impiegato mezz'ora di tempo per fare solo questi pochi metri? La piccola Cippa si spertica in spiegazioni topografiche che, da lì a poco, faranno capire sia a Cip che a Ciop il perché di tante parole.
Infatti è stata una stranissima coincidenza astrale a far giungere in orario davanti al Grande Cancello la piccola Cippa, la quale dimostra di non sapere quali strade percorre. Il ritorno infatti sarà una piccola odissea. Non si spaventi il lettore, i nostri tre piccoli eroi, nonostante fossero consapevoli dei continui salti di uscita dalle rotatorie della piccola Cippa, non erano affatto preoccupati. Infatti trascorsero il tempo parlando di varie cose, tra le quali da menzionare il discorso su Paolo il Ragazzo del Vino e della sua lotta contro Babilonia o, ma questa è solo un'invenzione di Cip che notoriamente non coglie poi molto delle cose della vita, della sua lotta contro il Grande Chewingum. Ciop informa che, Babilonia o Grande Chewingum che sia, esso ritornerà nei prossimi giorni.
Qui la storia di Cip, Ciop e della piccola Cippa si deve interrompere. Ma voi potete continuarla, scrivendone o commentandone in questa foto della piccola Cippa.

12 luglio 2008

colori della musica

In una intervista ormai non più recente Prince parlava dei musicisti che lo avevano influenzato. Tra questi metteva Joni Mitchell dalla quale aveva imparato il colore della musica. Basta recuperare quella intervista per capire meglio, o ancor di più basta ascoltare direttamente Joni Mitchell, cosa intendesse.
Non è stata la prima volta che qualche artista mi ha fatto scorgere il significato di questa espressione. Uno fu ad esempio, ben 15 anni fa, Peter Gabriel. Ieri sono stati i Sigur Rós. Entrambi questi concerti si sono svolti a Firenze che, a questo punto di diritto, viene elevata al rango di città del colore della musica.
Come molti ma non tutti i gruppi musicali, i Sigur Rós hanno una duplice anima. Una che si rivela nei loro lavori in studio, più intimi, più sognanti, e un'altra nei concerti live. Essendo stata la prima volta che li vedevo live non ho molti elementi per affermare questo se non riconoscere la loro capacità di dare un significato alla parola colore.
Un gruppo abituato ai concerti live e che conserva una capacità a dare quelle sfumature decisive per rendere un brano un percorso per sognatori.
I miei colori non sono arcobaleni bellissimi, solo semplici desaturazioni mirate: scegliere quali è come decidere quale dolce prepararsi. Un po' per gli altri, un po' per me stesso.
E per chi c'era un semplice augurio:
"bjartar vonir rætast
er við göngum bæinn

brosum og hlæjum glaðir..."

10 luglio 2008

U2ers go to dream music

E alla fine stanchi ma mai vinti dagli eventi che si succedono nella vita di ciascuno di loro, vedi mostruose camminate spaccagambe fatte di recente a Bologna o un altro, solito, lunghissimo giro romano che stavolta ha riguardato ben sette (8?) chiese, ecco che domani tre U2ers a caso si ritroveranno in un orario più o meno certo davanti al Giardino di Boboli a Firenze in occasione del concerto dei Sigur Ros.
Uno che viene da Roma, uno che viene da Livorno, e una che avrà la strada più difficile da compiere: attraversare in macchina Firenze!!!
Ma per le buone cause gli U2ers fanno questo ed altro. E' una cosa insita nel loro Dna, gliela hanno insegnata quei quattro cialtroni di Dublino. Amare la musica, e sognare con la musica.
Augurateci buon concerto.

06 luglio 2008

quanto sei rimasto bambino?

Caro SF, sei rimasto bambino per il 64%

Che vorrà dire poi non si sa, comunque il commento dato a spiegazione del test è qui sotto, ed è totalmente veritiero:

Bambino in positivo. Le tue risposte al test mostrano che una parte di te è rimasta inalterata rispetto alla tua infanzia: questo ti permette di cogliere alcune sfumature della realtà e della vita che a molti sono precluse, di percepire eventi e occasioni in modo spontaneo e privo di condizionamenti "adulti", di esprimere i tuoi sentimenti e le tue emozioni con sincerità, ma non per questo senza il dovuto pudore. Ti trovi particolarmente a tuo agio con i bambini e loro ti apprezzano molto, perché la tua capacità di tornare bambino insieme a loro fa sì che tu ti ponga al loro pari, senza perdere comunque di vista le responsabilità educative e affettive che hai nei loro confronti. Allo stesso modo rispetti le convenzioni date dall'appartenenza al mondo degli adulti nelle altre sfere esistenziali. Non smettere mai di coltivare questi aspetti di te.

Via questo twitt di Blazar.

canzone del mese - giugno 2008

Mi scopro sempre più in ritardo con la consueta canzone del mese. E non so spiegarmi il perché.
Stavolta mi piace pensare che dipenda anche dal desiderio di farmi portare via, possibilmente sollevato dal vento.
Per l'immagine che ho appena scritto e per la scelta della canzone sono stato influenzato dal fatto che venerdì prossimo al Giardino di Boboli li vedrò per la prima volta. Sigur Rós - Flugufrelsarinn.


05 luglio 2008

squame

Alla fine se tutto andrà bene il prossimo fine settimana potrò, con moderazione, tornare al mare. Dice anzi che mi farebbe bene fare il bagno o ancora meglio camminare nell'acqua. Fino a quando il rossore sulle gambe non passerà però non potrò prenderci il sole; ma il momento si avvicina. Le gambe infatti miracolosamente stanno tornando a posto.
In questi giorni ho continuato a spellarmi che è una bellezza. Credo di essere almeno al secondo cambio di pelle. Ogni volta che mi spoglio e che passo una mano sull'addome o sulla schiena vengono via brandelli di pelle, in pratica mi sembra di perdere squame.
Spero non trovi nessuno che voglia oliarmi e mettermi nel forno. Sarebbe un procedimento scorretto: il pesce viene meglio se cotto senza squamarlo.

01 luglio 2008

Bologna reprise

Di ritorno dal Pride e dalla sosta pratese, domenica mattina arrivato a Livorno ho comprato sia Il Tirreno che La Repubblica. Il secondo quotidiano in genere non lo compro né lo leggo, se non saltuariamente online.
La curiosità era tutta nel vedere su quanto poco, ché una certa aspettativa ancorata alla realtà riesco ancora ad averla, spazio sarebbe stato dedicato al GayPride nazionale del giorno prima.
Su un quotidiano come La Repubblica il fatto che lo spazio per un tale evento sia diventato pari ad un ottavo di pagina, foto compresa, dà molte indicazioni su cosa rappresentiamo per gli altri e che non possiamo più contare di poter giocare su terreni neutri.
Poi uno pensa alla tanta gente che c'era, pur essendo in una media città come Bologna, e un po' si consola.
Motivi di vera soddisfazione li posso trovare solo tra quelli personali. L'esserci andato con la TUF sister e l'aver incontrato tanti ragazzi belli e bravi alla fine ripaga comunque.
Se ci fossero stati dei dubbi, di movimento non se ne può più parlare. Ci sono persone, pure brave, che riescono ad organizzare un evento del genere, e altre che ti farebbero andare molto più lontano per poterle incontrare anche solo per poco tempo.
Ripartire un po' da questo è l'unica cosa che intravedo per il futuro. Difficile peggiorare; occorrerebbe una discreta quantità di masochismo e bisognerebbe negare che il Pride bolognese sia stato da tutti i punti di vista un insuccesso.
No, riparto da chi c'era a Bologna. Da quei sorrisi, da quei saluti, dalle belle parole scambiate.