18 febbraio 2011

quello di giù

Quello di giù è l'espressione, diventata quasi un tormentone, di questi giorni in ufficio.
È venuto un mio collega a dirmi di essere stato buttato fuori dall'ufficio del direttore perché era entrato senza prima sincerarsi di poterlo fare. La frase che lo ha accompagnato fuori è stata: io ora ho da fare ma comunque per il futuro non iniziare con l'andazzo che ha preso quello di giù. E ora fuori.
Sceso al primo piano mi ha raccontato dell'episodio non avendo però del tutto capito se il direttore stesse scherzando oppure no. L'unica cosa che era sicuro di aver compreso è che quello di giù ero io.
Oggi ho colto l'occasione per fare le mie rimostranze, chiudendomi pure la porta del suo ufficio alle spalle, visto che c'erano alcune colleghe che già ridevano a crepapelle. Insomma, l'ho informato che sapevo di come ero stato da lui apostrofato e, tra una sua risata ed una mia falsa inalberata, ho chiesto che d'ora in avanti venissi presentato agli altri come il Signor SF. Ottenuto un cercherò di nominarla in modo più appropriato me ne sono uscito.
Alla fine della giornata sono passato a salutarlo: ciao, sono quello di giù che se ne va, ciao.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

A leggerti da lontano, senza nulla (o quasi) conoscere di te, soprattutto del tuo lavoro, l'epiteto "quello di giù" mi ti fa immaginare come una sorta di Bartleby lo scrivano, chiuso in un bugigattolo polveroso nel seminterrato, a ricopiar carte....

SacherFire ha detto...

Claudio, non ne sapevo nulla, ho cercato e trovato qualcosa su wikipedia. Bah, che dire: io sto al primo piano tra i peones e la stronza, al secondo ci sono i vips, al terzo i tecnici simpatici ma fancazzisti.