Da un tweet di ieri di Jacopo Paoletti, che riprende un articolo de La Stampa, leggo un comunicato del Consiglio federale svizzero, la più alta autorità che hanno i nostri vicini.
In tale comunicato si legge che, dopo un esame nato da una richiesta di verificare se le numerose azioni di download in internet possano recare danni al settore culturale nazionale, il quadro normativo attualmente in vigore in Svizzera è giudicato sufficiente per contrastare i comportamenti illeciti e non necessita quindi di recepire alcuna nuova modifica.
Il tutto si gioca in poche righe, con il massimo della chiarezza possibile che viene raggiunto dalla frase "le grandi case di produzione estere [...] devono adeguarsi ai nuovi comportamenti dei consumatori".
Pur sempre con la visione limitata al proprio orticello di noi siamo svizzeri e voi no, è proprio l'ultima parola a dirimere la questione: il punto fermo sono i consumatori. Adeguatevi a loro.
Da malpensante credo che se l'azione fosse stata promossa dall'inesistente industria disco/cinemato-grafica elvetica le cose forse sarebbero andate diversamente. Il fatto è che questo principio è applicabile anche qui da noi, che non saremo come gli svizzeri una colonia dipendente quasi totalmente dalla produzione estera, ma certo non stiamo poi tanto meglio.
Chissà se qui in Italia ci si accorgerà che il rapporto è completamente invertito e troveremo qualcuno che tenga a bada certi impulsi protezionistici dei bilanci di società, anche estere, a scapito dei polli allevati in gabbia quali siamo considerati noi consumatori.
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