Tutto sommato un ruolo universalmente riconosciuto le persone glbt lo hanno raggiunto: favoriscono il dialogo interreligioso.
Infatti sono uno dei pochissimi argomenti dove le grandi religioni si trovano d'accordo e, di questi tempi, non mi pare cosa di poco conto.
Come? C'è anche un altro tema che lega le grandi religioni? La pace? Sì, vabbè, ma quello è scritto su tutti i libri sacri, qui invece si tratta della messa in pratica. Tutt'altro discorso quindi, che può prendere strade più tortuose rispetto al semplice e immediato, ma solo per i poveri sciocchi, rispetto. Addirittura pare che l'intolleranza e la protervia siano auspicabili per giungere più in fretta all'amore divino. E pazienza se qualcuno esagera e insiste: l'amore è sentimento che porta perdono. Così tutto verrà coperto da una coltre di pacifica indifferenza.
Infatti sono uno dei pochissimi argomenti dove le grandi religioni si trovano d'accordo e, di questi tempi, non mi pare cosa di poco conto.
Come? C'è anche un altro tema che lega le grandi religioni? La pace? Sì, vabbè, ma quello è scritto su tutti i libri sacri, qui invece si tratta della messa in pratica. Tutt'altro discorso quindi, che può prendere strade più tortuose rispetto al semplice e immediato, ma solo per i poveri sciocchi, rispetto. Addirittura pare che l'intolleranza e la protervia siano auspicabili per giungere più in fretta all'amore divino. E pazienza se qualcuno esagera e insiste: l'amore è sentimento che porta perdono. Così tutto verrà coperto da una coltre di pacifica indifferenza.
1 commento:
VOCABOLARIO MINIMO DEL DIALOGO INTERRELIGIOSO.
Per un’educazione all’incontro tra le fedi.
Recensione al libro di Brunetto Salvarani, Vocabolario minimo del dialogo intrerreligioso, EDB 2008. Seconda edizione aggiornata e aumentata
di LAURA TUSSI
La pedagogia del dialogo si esplica in percorsi comunitari militanti e pratiche dialettiche di conduzione anagogica verso il cambiamento tra identità e differenza quale metabletica implicita nelle transizioni maieutiche di pluralismi religiosi e nelle interdipendenze di alternative cultuali, quali istanze proteiformi contemporanee presenti nelle società occidentali, nell’ambito di una costante dialettica maieutica di incontro e confronto secondo empatia e passione tra uomini e donne di differenti pratiche teologiche e di fede, dove incontrare l’altro nella sapienza.
L’”alfabeto dialogico” si dipana e propaga nell’ascolto e nella conoscenza in un orizzonte ecumenico globale a contatto con posizioni interreligiose e confini multietnici e pluriculturali in limitrofe concezioni di decentramento solidale, dove dall’omologia teologica si prospettano divergenze ideologiche e teleologiche, immaginando teorie egualitarie nella concezione di uguaglianza tramite il pensare le differenze, tra equità di opposizioni e contrasto tra posizioni. Dunque “dialogo interreligioso” e racconto intrabiografico, quale prospettiva dialettica costante e connubio dialogico militante tra pluralismi teologici in rievocabili e riattualizzabili ierofanie e fenomenologie teofaniche manifeste come eventi rapsodici nella civiltà occidentale.
Il dialogo è il presupposto comunicativo tra esseri umani, una modalità relazionale e trasmissiva di contenuti, nozioni e semplici messaggi, come espressione di idee, di valori ed anche sentimenti, emozioni e stati d’animo. Il dialogo diventa però opera di cammino comunitario, di percorso ecumenico, quale intento volutamente costruttivo, quando implica atteggiamenti di accoglienza, nel confronto, nell’interscambio proficuo di identità diverse, in relazioni dialogiche di dinamicità dialettica, nel contenere in sé la diversità di cui l’altro si fa portatore. Accogliere, ma anche tollerare e (perché no?) anche sopportare l’entità altra, la differenza altrui, quale vessillo e memoria che l’”altrui” identità ha effigiata ed impressa nel suo essere “altro” da noi.
Il dialogo, il confronto, l’interscambio, la condivisione, oltre che a costituire nobili intenti etici, di corretto vivere comunitario, implicano il rapporto con la diversità, nel tollerarla, assimilarla, riconoscerla ed accettarla, farla propria, pur mantenendo le distinte identità degli interlocutori, i caratteri imprescindibili di ogni cultura, di ogni credo, di ogni ideale politico, nel confronto dialettico tra memorie, storie di vita, narrazioni di esperienze, individuali e collettive, dove le ideologie, le fedi, le culture hanno aperto un solco, lasciato un’impronta, depositato un seme da cui germogliano prolifiche idee, innovativi contenuti, fecondi valori.
La dinamicità dialettica del confronto sottintende atteggiamenti di umiltà, a scanso di equivoci di prepotenza o di imposizione sull’altro, e implica la deposizione, disposta all’ascolto, della propria precipuità e recondita ipocrisia individualistica, alimentando propositi costruttivi rispetto al rapporto con le alterità.
L’autore considera un’auspicabile “pedagogia del dialogo”, necessaria e di augurabile attuazione in una società multiculturale, multietnica, multiconfessionale. Il cammino di confronto tra le grandi religioni sfocia e progredisce nella concezione ecumenica del concetto di fede: una grande comunità interconfessionale, il mondo intero, in cui si confrontano e coesistono le differenti culture, i credi, i rituali, le cerimonie, per cui dietro a questi aspetti fenomenologici della pratica di culto, sussiste un’unica e imprescindibile entità creatrice del cosmos, un unico Padre, grande e globale, universale punto di riferimento per l’umanità tutta. Questo concetto di matrice prettamente rinascimentale -sviluppato da Pico Della Mirandola e Cusano- e illuministico (Montaigne ed altri) dovrebbe abolire per sempre lo spettro delle lotte interconfessionali e le guerre civili e fratricide, combattute in nome di un simbolo conteso o di uno specifico credo, quale vessillo prepotente e prevaricatore di un’identità su un’altra. Oltre alla pedagogia del dialogo, necessita un’educazione all’interiorità , alla memoria, non solo collettiva, ma anche individuale, un ripensarsi come soggetti portatori di fede e di fedi e di credi, mettendosi in discussione, rivedendo la propria storia di vita, ricostruendo le tappe di formazione dei percorsi del proprio sé e della costituzione delle nostre idee e della nostra identità in base alle relazioni con gli altri da noi. Solo recuperando una dialettica dell’interiorità, potremo ripartecipare la nostra identità precipua e solida e costruita con fatica dialettica e più consapevole, insieme all’altro da noi.
E’ necessario un primo ripiegamento su se stessi, un ritornare a ripensarsi, un conoscersi di stampo socratico, per far fronte alle avvincenti seduzioni delle logiche del pensiero unico, portatore di schiaccianti mitomanie dell’effimero, con gli esproprianti dettami del mercato e del consumismo capitalista, in metropoli deturpate ed esacerbate da un erroneo progresso. Proprio qui, al centro del mondo industrializzato, dovrebbero risorgere le piazze, le agorà, per incontrarsi tutti, insieme, cattolici, islamici, ebrei ed altri…e costruire il futuro in un pluriverso di idee, culture e fedi, a confronto, nel microcosmo ecumenico dell’agorà e nel macrocosmo del mondo intero, dell’universalità.
LAURA TUSSI
www.ildialogo.org
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