Stamani sono andato al mare. Arrivo presto alla spiaggia dei Tre Ponti (che sarebbero 5 ma ormai la toponomastica quella è e quella rimane) e mi piazzo subito a prendere il sole in un punto abbastanza arieggiato. Il posto non è che sia tra i più silenziosi, in pratica la strada è lì, separata dalla spiaggia da un muretto e dal marciapiede, ma è abbastanza comodo per arrivarci in bici. Posto comunque molto chic tra il popolo livornese tutto (famiglie, anziani, giovani, single, coppie, bambini, chi altri?) che non ha voglia, tempo o mezzi per andare lungo la scogliera da Calafuria in giù (o i soldi per andare sugli stabilimenti balneari).
Verso le 10,30 sento che si eleva, tra le voci di sottofondo dei vicini e un po' di traffico, una voce di donna. Non capisco cosa dice per via del vento. Ma la signora accontenta la mia curiosità alzando ancora un po' il volume. Era a circa una ventina di metri da me che cercava di chiamare col cellulare qualcuno, e la sua parente che cercava di darle un numero. Alla buon ora riesce a parlare: chiamami a questo numero, subito! Ancor più incuriosito dal tono perentorio, sbircio meglio da sotto il cappellino. Dal volto mi pare tranquilla anzi, mi viene il dubbio stia facendo uno scherzo. Quando però il cellulare squilla ha inizio ben altra scena. Assassino, vieni qui che t'ammazzo! Ripetuta almeno tre volte, con una veemenza da far paura. La sua parente, forse accorgendosi che a quell'ora la spiaggia è già piena e che stanno dando spettacolo, cerca di farla andare verso la strada e ha anche l'accortezza di farla girare verso la strada. Dopo poco tutto finisce.
Tempo due minuti e sento di nuovo urlare. Era la parente che stava parlando al cellulare. E capisco che era lei parte più in causa rispetto alla donna di prima. Stavolta si va da un hai ammazzato ir tu' babbo, ad un ti levo dar mondo, assassino! per poi reiterare l'invito del vieni qui che t'ammazzo! Il tutto si è sentito nonostante abbia avuto lo scrupolo di allontanarsi ad almeno 50-60 metri lungo la strada.
Quello che mi colpisce in questi casi è vedere come si comportano queste persone, che letteralmente piazzano nella vita degli altri i loro problemi, non nel momento dello sfogo ma subito dopo. Queste donne, affrontando forse un problema che stava loro a cuore (eufemismo?), sono comunque rimaste in spiaggia. Un po' a prendere il sole, un po' a fare il bagno in mare. Passata la mezz'oretta da ossesse ecco che tranquille vanno a rinfrescarsi.
Il sole è certamente un ottimo antidepressivo e però, come tutte le cose, una dose eccessiva con l'aggiunta del mare -ambiente non rilassante di per sé- può essere deleteria.
L'idea del post però mi è venuta per una cosa successa dopo. Verso le 11,30 è iniziata ad arrivare, e a mettersi abbastanza vicino al mio posto, la solita combriccola che vedo tutte le estati di gente gaia, trans, lesbo, & friendly families. Sono, come capita spesso con le combriccole livornesi, abbastanza caciaroni. Il bello però è che dopo quei 5, 10 minuti di saluti con chi di loro era già arrivato, battute ad alto volume alla care, oggi sono tanto stanca, e c'ho le mie cose, non mi rompite! e risposte alla fatti trombare allora, così vivi e fai vivere meglio in genere iniziano a diventare più silenziosi. E viene meno quindi l'unico reale fastidio che possono dare.
Stavolta però ho assistito ad una cosa nuova per quel posto. Una famiglia, genitori giovani e una bimba di un anno o poco più, si è da loro allontanata visibilmente infastidita, nonostante fosse già iniziata la tregua ai decibel da loro emessi.
Anche qui mi è venuta da fare una considerazione: questa famiglia, già presente in spiaggia fin da poco dopo il mio arrivo, ha scelto di andarsene davanti ad una compagnia variegata (per friendly families intendevo famiglie con bambini o ragazzini) ma chiaramente a maggioranza gay, che sfrociava un po'. Ma non davanti alle grida di una madre di famiglia, di fatto? "normale"?, che intimava a qualcuno di andare lì per ammazzarlo.
Episodi banali ma che possono dare qualche indicazione. Capisco che la strada per arrivare ad ottenere un riconoscimento di diritti sarà un po' più difficile fin quando ci saranno persone che preferiscono far assistere la propria bimba di un anno d'età a scene violente (tali erano) ma non a qualche scheccamento.
Quasi quasi al gaypride a Bologna per un po' starò al fianco delle famiglie arcobaleno. Così, per lieto contrappasso.
Verso le 10,30 sento che si eleva, tra le voci di sottofondo dei vicini e un po' di traffico, una voce di donna. Non capisco cosa dice per via del vento. Ma la signora accontenta la mia curiosità alzando ancora un po' il volume. Era a circa una ventina di metri da me che cercava di chiamare col cellulare qualcuno, e la sua parente che cercava di darle un numero. Alla buon ora riesce a parlare: chiamami a questo numero, subito! Ancor più incuriosito dal tono perentorio, sbircio meglio da sotto il cappellino. Dal volto mi pare tranquilla anzi, mi viene il dubbio stia facendo uno scherzo. Quando però il cellulare squilla ha inizio ben altra scena. Assassino, vieni qui che t'ammazzo! Ripetuta almeno tre volte, con una veemenza da far paura. La sua parente, forse accorgendosi che a quell'ora la spiaggia è già piena e che stanno dando spettacolo, cerca di farla andare verso la strada e ha anche l'accortezza di farla girare verso la strada. Dopo poco tutto finisce.
Tempo due minuti e sento di nuovo urlare. Era la parente che stava parlando al cellulare. E capisco che era lei parte più in causa rispetto alla donna di prima. Stavolta si va da un hai ammazzato ir tu' babbo, ad un ti levo dar mondo, assassino! per poi reiterare l'invito del vieni qui che t'ammazzo! Il tutto si è sentito nonostante abbia avuto lo scrupolo di allontanarsi ad almeno 50-60 metri lungo la strada.
Quello che mi colpisce in questi casi è vedere come si comportano queste persone, che letteralmente piazzano nella vita degli altri i loro problemi, non nel momento dello sfogo ma subito dopo. Queste donne, affrontando forse un problema che stava loro a cuore (eufemismo?), sono comunque rimaste in spiaggia. Un po' a prendere il sole, un po' a fare il bagno in mare. Passata la mezz'oretta da ossesse ecco che tranquille vanno a rinfrescarsi.
Il sole è certamente un ottimo antidepressivo e però, come tutte le cose, una dose eccessiva con l'aggiunta del mare -ambiente non rilassante di per sé- può essere deleteria.
L'idea del post però mi è venuta per una cosa successa dopo. Verso le 11,30 è iniziata ad arrivare, e a mettersi abbastanza vicino al mio posto, la solita combriccola che vedo tutte le estati di gente gaia, trans, lesbo, & friendly families. Sono, come capita spesso con le combriccole livornesi, abbastanza caciaroni. Il bello però è che dopo quei 5, 10 minuti di saluti con chi di loro era già arrivato, battute ad alto volume alla care, oggi sono tanto stanca, e c'ho le mie cose, non mi rompite! e risposte alla fatti trombare allora, così vivi e fai vivere meglio in genere iniziano a diventare più silenziosi. E viene meno quindi l'unico reale fastidio che possono dare.
Stavolta però ho assistito ad una cosa nuova per quel posto. Una famiglia, genitori giovani e una bimba di un anno o poco più, si è da loro allontanata visibilmente infastidita, nonostante fosse già iniziata la tregua ai decibel da loro emessi.
Anche qui mi è venuta da fare una considerazione: questa famiglia, già presente in spiaggia fin da poco dopo il mio arrivo, ha scelto di andarsene davanti ad una compagnia variegata (per friendly families intendevo famiglie con bambini o ragazzini) ma chiaramente a maggioranza gay, che sfrociava un po'. Ma non davanti alle grida di una madre di famiglia, di fatto? "normale"?, che intimava a qualcuno di andare lì per ammazzarlo.
Episodi banali ma che possono dare qualche indicazione. Capisco che la strada per arrivare ad ottenere un riconoscimento di diritti sarà un po' più difficile fin quando ci saranno persone che preferiscono far assistere la propria bimba di un anno d'età a scene violente (tali erano) ma non a qualche scheccamento.
Quasi quasi al gaypride a Bologna per un po' starò al fianco delle famiglie arcobaleno. Così, per lieto contrappasso.
1 commento:
Odio le spiagge affollate a volte evito proprio il mare ( il sole nel nostro giardino senza rumori se non gli uccellini che cinguettano...) e sul resto hai ragione , purtroppo aggiungo
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