Stamani in ufficio nel sentire i commenti alla notizia del certificato anagrafico che varrà anche per le coppie di fatto, gay incluse, mi sono in un istante ricordato del perché, sebbene siano poco più di tre anni che ci lavori, non abbia ancora fatto coming out lì dentro.
Fin da subito non notai comportamenti e atteggiamenti eccessivamente omofobi, piuttosto è sempre stata una percezione, una sensazione che sotto sotto la cosa un po' di disturbo potesse darlo. Per cui sono sempre stato dell'avviso che avrei parlato solo se le circostanze avrebbero portato la conversazione su certi temi e non, come invece sono convinto sia giusto fare e come ho fatto in passato, crearmi l'occasione.
Poi stamani, dicevo, un collega legge la notizia su Il Tirreno. Cercava di capire se la cosa potesse o no interessare il suo caso, visto che convive ed ha un figlio; legge anche il passo che riguarda l'estensione alle coppie omosessuali. Tempo pochi secondi e due mie colleghe, purtroppo quelle che reputavo migliori (di cosa o di chi ora non so) se ne vengono fuori con due considerazioni.
Sì certo, ora poi vorranno anche i figlioli tutti per loro.
Eh già, quando apri una breccia... A quel cantante americano, quello famoso, glielo hanno dato in affido. Eh, Elton John.
Stavo per affrontare la cosa con ironia. Che se proprio dovevo incazzarmi era perché aveva dato dell'americano a Sir Elton. Poi ho pensato che ad Elton John il figlio glielo hanno dato in adozione, e se una madre non sa la differenza tra affido ed adozione forse è meglio non fare più ironia.
Ma è stata più la prima frase a colpirmi. Il meccanismo pavloviano mi è sembrato lampante: al primo scampanellio di un supposto ma non dimostrato avanzamento dei diritti per le coppie omosessuali ecco che arriva la bava sui bambini da proteggere. Anzi, il tono col quale la mia collega ha proferito quella frase mi ha fatto intuire che forse il discorso sui bambini non è tanto una conclusione -da evitare- alla fine di un percorso di riconoscimento o disconoscimento di diritti ma ne è proprio l'inizio. I bambini non ti spettano, ne consegue che anche dei diritti non ne hai necessità totale.
Poi ha squillato il telefono, e sono andato a rispondere.
Fin da subito non notai comportamenti e atteggiamenti eccessivamente omofobi, piuttosto è sempre stata una percezione, una sensazione che sotto sotto la cosa un po' di disturbo potesse darlo. Per cui sono sempre stato dell'avviso che avrei parlato solo se le circostanze avrebbero portato la conversazione su certi temi e non, come invece sono convinto sia giusto fare e come ho fatto in passato, crearmi l'occasione.
Poi stamani, dicevo, un collega legge la notizia su Il Tirreno. Cercava di capire se la cosa potesse o no interessare il suo caso, visto che convive ed ha un figlio; legge anche il passo che riguarda l'estensione alle coppie omosessuali. Tempo pochi secondi e due mie colleghe, purtroppo quelle che reputavo migliori (di cosa o di chi ora non so) se ne vengono fuori con due considerazioni.
Sì certo, ora poi vorranno anche i figlioli tutti per loro.
Eh già, quando apri una breccia... A quel cantante americano, quello famoso, glielo hanno dato in affido. Eh, Elton John.
Stavo per affrontare la cosa con ironia. Che se proprio dovevo incazzarmi era perché aveva dato dell'americano a Sir Elton. Poi ho pensato che ad Elton John il figlio glielo hanno dato in adozione, e se una madre non sa la differenza tra affido ed adozione forse è meglio non fare più ironia.
Ma è stata più la prima frase a colpirmi. Il meccanismo pavloviano mi è sembrato lampante: al primo scampanellio di un supposto ma non dimostrato avanzamento dei diritti per le coppie omosessuali ecco che arriva la bava sui bambini da proteggere. Anzi, il tono col quale la mia collega ha proferito quella frase mi ha fatto intuire che forse il discorso sui bambini non è tanto una conclusione -da evitare- alla fine di un percorso di riconoscimento o disconoscimento di diritti ma ne è proprio l'inizio. I bambini non ti spettano, ne consegue che anche dei diritti non ne hai necessità totale.
Poi ha squillato il telefono, e sono andato a rispondere.
7 commenti:
Io un bambino non te lo affiderei. Lo faresti ingrassare a forza di mangiarini gustosi e dessert al cioccolato :-Þ
Io non so se sono io, o è il mondo che gira al contrario. Ma chi è questa gente che ci circonda? Sono degli alieni. Proprio alieni, altro da me.
Sono convinta che spesso la gente parli per sentito dire, che sia più questione di ignoranza che di cattiveria. Questo ovviamente non li giustifica, ma magari crea dei 'margini di miglioramento'...
Inve, i miei nipotini mi picchiano, tipo da ieri ho un livido sullo sterno. Di mangiarini gustosi ne faccio pochi in generale, e il cioccolato non fa ingrassare :DDD
AmicaB, la diversità porta a queste dissociazioni dalla realtà. Io son gay, evvabbè. Te sei pira, evvabbè anche per te ;-P
Brain, molto vero quello che dici. Cerco sempre di cogliere nelle sfumature questi 'margini di miglioramento', ogni tanto però mi cadono le braccia perché cogliere tra le sfumature di chi sragiona è faticoso e, spesso, ben poco utile.
Io non sono pira. Sono mezza fiorentina e mezza mantovana. Cioè molto peggio. :-)
A dir la verità non gli hanno dato un bambino in affido: in precedenza aveva tentato di adottare due bambini ucraini ma l'adozione non andò in porto (a quanto pare hanno preferito lasciarli in orfanotrofio piuttosto che affidarli ad una coppia gay); dopo di che ha deciso di ricorrere all'utero in affitto e quindi geneticamente parlando è suo figlio a tutti gli effetti.
Non capisco il vizio della gente di sputar sentenze senza conoscere niente sull'argomento ma solo per dare aria alla bocca.
CiccioPasticcio, uh è vero, mi ero completamente scordato dell'utero in affitto.
Ho dato aria alla bocca anch'io :(
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