Si era paventata la, seppur remota, possibilità di ricevere un bellissimo regalo di compleanno. Uno di quelli che avresti ricordato per tutto il resto della vita.
Una volta sarei stato in grado di cogliere tra le virgole, tra i commi, tra le citazioni, tra i considerando un punto di appiglio per ulteriori future argomentazioni. Ora in realtà ho fatto fatica a leggere la sentenza n° 138 della Corte Costituzionale relativa alla richiesta di togliere gli ultimi ostacoli al matrimonio omosessuale.
Quasi che non sapessi che no, nessun potere giudiziario può riconoscere diritti inesistenti ma è solo quello politico che lo può fare. La decisione della Corte, in questa lettura, è del tutto saggia ma è al contempo proprio questo che mi spaventa. Il problema è che da anni a questa parte in Parlamento non è più rappresentata parte della nostra migliore società. Confidare che l'attuale classe politica comprenda cosa significhi estendere un diritto ad una minoranza lo trovo utopico.
C'è un passo della sentenza che dà conforto eppure risulta molto amaro. La Corte infatti dice di esserci, anche se non può riconoscere questo diritto, per tutelare specifiche situazioni:
Verrebbe anche da ringraziarli, i giudici costituzionali, per ciò che hanno tenuto ad inserire nella sentenza eppure sarebbe ora di andare oltre la mera tutela. Che poi, a dirla tutta, sarebbe da farla applicare all'istante, o forse ci siamo già dimenticati della vergognosa pregiudiziale di incostituzionalità votata lo scorso autunno dalla Camera alla proposta di legge che introduceva le aggravanti previste per i reati d'odio anche agli atti omofobici?
In realtà il mio è solo uno di quei grazie detti più col pensiero, quelli di quando si tengono le labbra serrate, quasi che facessi troppa fatica per socchiuderle. La fatica in realtà è dovuta al fatto di sapere che la strada da percorrere deve andare per forza dove non ha speranze di giungere da nessuna parte.
È quella stessa fatica che toglie gli entusiasmi e che fa recedere dai sogni. Alla fine uno si guarda le mani che a poco a poco sono diventate vuote: ecco, quello che io potrei offrire a mio marito sono le mie mani, con tutto quel poco che riescono a fare e a tenere, sempre che questo sia ancora sognare.
Una volta sarei stato in grado di cogliere tra le virgole, tra i commi, tra le citazioni, tra i considerando un punto di appiglio per ulteriori future argomentazioni. Ora in realtà ho fatto fatica a leggere la sentenza n° 138 della Corte Costituzionale relativa alla richiesta di togliere gli ultimi ostacoli al matrimonio omosessuale.
Quasi che non sapessi che no, nessun potere giudiziario può riconoscere diritti inesistenti ma è solo quello politico che lo può fare. La decisione della Corte, in questa lettura, è del tutto saggia ma è al contempo proprio questo che mi spaventa. Il problema è che da anni a questa parte in Parlamento non è più rappresentata parte della nostra migliore società. Confidare che l'attuale classe politica comprenda cosa significhi estendere un diritto ad una minoranza lo trovo utopico.
C'è un passo della sentenza che dà conforto eppure risulta molto amaro. La Corte infatti dice di esserci, anche se non può riconoscere questo diritto, per tutelare specifiche situazioni:
[...] nell’ambito applicativo dell’art. 2 Cost., spetta al Parlamento, nell’esercizio della sua piena discrezionalità, individuare le forme di garanzia e di riconoscimento per le unioni suddette, restando riservata alla Corte costituzionale la possibilità d’intervenire a tutela di specifiche situazioni (come è avvenuto per le convivenze more uxorio: sentenze n. 559 del 1989 e n. 404 del 1988). Può accadere, infatti, che, in relazione ad ipotesi particolari, sia riscontrabile la necessità di un trattamento omogeneo tra la condizione della coppia coniugata e quella della coppia omosessuale, trattamento che questa Corte può garantire con il controllo di ragionevolezza.
Verrebbe anche da ringraziarli, i giudici costituzionali, per ciò che hanno tenuto ad inserire nella sentenza eppure sarebbe ora di andare oltre la mera tutela. Che poi, a dirla tutta, sarebbe da farla applicare all'istante, o forse ci siamo già dimenticati della vergognosa pregiudiziale di incostituzionalità votata lo scorso autunno dalla Camera alla proposta di legge che introduceva le aggravanti previste per i reati d'odio anche agli atti omofobici?
In realtà il mio è solo uno di quei grazie detti più col pensiero, quelli di quando si tengono le labbra serrate, quasi che facessi troppa fatica per socchiuderle. La fatica in realtà è dovuta al fatto di sapere che la strada da percorrere deve andare per forza dove non ha speranze di giungere da nessuna parte.
È quella stessa fatica che toglie gli entusiasmi e che fa recedere dai sogni. Alla fine uno si guarda le mani che a poco a poco sono diventate vuote: ecco, quello che io potrei offrire a mio marito sono le mie mani, con tutto quel poco che riescono a fare e a tenere, sempre che questo sia ancora sognare.
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