09 giugno 2006

se sono spento

Il rispetto delle opinioni, qualsiasi, è democratico. Io lo credo. Non posso però pensare di comportarmi come mi pare se le mie opinioni divergono da quelle di altri. Comunque sia, a volte poco a volte tanto, l'opinione contraria condiziona il mio comportamento. In questo senso ritengo che le prese di posizione della chiesa cattolica sui pacs siano del tutto legittime, i preti nel dire questo fanno il loro mestiere in quanto sono loro che detengono la morale cattolica. Non sono al tempo stesso così ingenuo da pensare che queste cose non mi condizioneranno affatto. Volente o nolente in questa società sono opinioni ascoltate, addirittura da chi detiene il potere civile anche troppo. Questo ascolto è ovviamente interessato. I temi dei diritti gay sono ben volentieri offerti sull'altare, è proprio il caso di dirlo, dei rapporti con la chiesa. Nel sentirsi agnelli sacrificali diventa naturale passare dal generale al particolare, al personale.
Arrivo a volte, quasi giustificandomi di esistere, a pensare che dopotutto non darò fastidio a chi mi circonda se sto buono, adotto un profilo basso, in pratica rimango nell'angolo. Ma basta che qualcuno, della mia stessa combriccola o no non è molto importante, alzi di un po' lo sguardo verso un cielo qualsiasi, anche solo nuvoloso, e subito a ricevere inviti, proposte pressanti che scadono facilmente nell'ironia malcelata, nella denigrazione urlata, nel disprezzo di non poter non solo dire ma neanche pensare a una sigla quale pacs. Che poi, questa sì ironia allo stato puro, non è mica questo il grande obiettivo. Sarebbe il matrimonio. Solo che è talmente grande l'abitudine a restarsene nell'angolo che poi neanche io in definitiva ci credo. Resta il sogno, l'idea da vagheggiare ogni tanto, non troppo spesso però sennò il sogno diventa ossessione.
Poi leggo questo invito a starsene tranquillo e penso che lo scorso anno quando dissi, con tanto di giornale sventolato sotto gli occhi, che andavo a Milano al pride mi sentii rispondere: che locale è, e poi c'è bisogno di andare a Milano per un locale? Ci sarà anche da lottare per i diritti ma iniziare a lottare da dove uno vorrebbe starsene veramente tranquillo, da casa propria, dalla famiglia, proprio quella costituzionalmente e biblicamente riconosciuta, è sconfortante. A volte fa reagire in modo rabbioso, a volte diverso. Restarmene spento per un po' permette di trovare quel disequilibrio in cui posso sguazzare e che rende meno problematica la vita ma senz'altro più vuota. Quello stare spento che non mi fa dimenticare che sopra c'è un cielo ma che mi fa tenere gli occhi bassi per non guardarlo. Quel silenzio pesante nella mente che fa rispondere automaticamente che le cose vanno bene. Poi, perché per definizione un disequilibrio tende a modificarsi, ogni tanto mi riaccendo e ho addirittura delle pretese di un riconoscimento, di nuovi diritti. In fin dei conti il cielo è sempre lì che aspetta, nuvoloso o terso che sia. Peccato non poterlo godere insieme a chi vorrei, fosse solo un banale appoggio.

9 commenti:

Numero 6 ha detto...

(De sfilata)
Il problema del "pride" è semplicemente ridicolo.
Chi va alla sfilata degli alpini è orgoglioso di essere alpino, chi va in curva sud è orgoglioso di essere romanista, chi va al corteo della CGIL è orgoglioso di avere la tessera della CGIL.

Però, in un paese che non ama le seconde lingue, "Gay Pride" pare il nome di un rave party.
Assumete un pubblicitario di grido.

(Consiglio la lettura delle strisce di Lupo Alberto quando Enrico la Talpa diventa gay, sono formidabili).

(De politica)
Tu vuoi dei diritti, e in uno stato di diritto (appunto) questi esistono quando c'è una legge con scritto "questo è un diritto".
Non vengono dal cielo, né da libri sacri, né perché lo pensi io o chiunque altro.
Quindi chi approva le leggi, che in Italia è il Parlamento, dovrebbe sancire l'estensione del matrimonio alle coppie non eterosessuali
(come sai non condivido neanch'io i PACS).
Mettiamoci nei favorevoli da sinistra fino ai DS, rosapugnoni, qualche sparuto liberale in Forza Italia.
Io ritengo che una maggioranza a favore del matrimonio "esteso" oggi non ci sia.

E questo va affrontato.

Quello della presenza e influenza del Vaticano è un problema a mio vedere di dubbia rilevanza.
Negli Stati Uniti undici stati hanno votato emendamenti costituzionali contro il matrimonio omosessuale, e parliamo di un paese dove i cattolici praticanti sono una minoranza.
In Canada, che ha più cattolici, il matrimonio omosessuale esiste.
Ci sono paesi prevelentemente cattolici che li hanno e altri che non li hanno.
Ci sono paesi dichiaratamente atei e che non hanno mai visto un cristiano dove l'essere omosessuale è a rischio dell'incolumità fisica.

Fossi nella condizione di far parte di una minoranza discriminata, l'unica via che riterrei sensata è quella di dire ai quattro venti che sono parte di una minoranza discriminata.
Certo, si possono sempre percorrere le strade del silenzio o della lotta armata, ma io non le consiglierei a nessuno.

"Sono Sacherfire, sono omosessuale, vorrei dei diritti che oggi non ho."

Non di rado, cose così hanno fatto più danni di cento cortei.

SacherFire ha detto...

Far parte di una minoranza discriminata significa molte cose: voglia di lottare, bisogno di nascondersi. Se ieri ho scritto questo post (una specie di forma di lotta? forse) oggi mi nascondo. Il coraggio non è una cosa che viene dalla logica e basta. Oggi sono spento, tutto qui; otterrò solo una misera cosa: distruberò il meno possibile, forse basterà.

Anonimo ha detto...

No, il silenzio non basta e non va bene, non ti devi nascondere, nessuno si deve ne nascondere ne vergognare di ciò che è, tu sei una persona e dovresti poter vivere la tua sessualita come meglio credi.
Spero che questa classe politica possa cambiare qualcosa

Anonimo ha detto...

certi diritti non sono questione di maggioranza.
se la maggioranza ratificasse di bruciare tutti i negri, che facciamo, facciamo i conti con quello che vuole la maggioranza?
panda

Anonimo ha detto...

Sono notoriamente una testa di cavolo e non me ne vanto, il fatto che non sia riuscito a capirci un tubo nel commento fatto da #6 mi deprime, ma non c'è niente da fare. L'ho letto e riletto inutilmente, pazienza se non ci arrivo non ci arrivo. Per mia natura non ho mai visto di buon occhio coloro che discriminano, forse perchè nella discriminazione vi vedo l'arroganza di chi si ritiene superiore. Aspetto con ansia l'occasione per poter assaggiare di nuovo la Sacherfire.

Numero 6 ha detto...

Panda: e allora chi li stabilisce?

Anonimo ha detto...

6: non si risponde a una domanda con un'altra domanda ;)
i diritti inalienabili dell'uomo non possono essere sottoposti agli umori della piazza.
solitamente il riconoscimento di certi diritti è seguito a fatti di sangue.
se la maggioranza decidesse che da domani sono abolite le elezioni, che facciamo? io scendo in piazza.

Numero 6 ha detto...

Va bene, niente domande.

Inalienabile secondo te non è lo stesso che per me.
Quello che è un diritto lo stabilisce qualcosa a cui io e te siamo sottomessi: la legge.
E solo quella.

BTW, sia per te che per Panda:
maggioranza e legge non sono la stessa cosa
(c'è una bella differenza).

Anonimo ha detto...

non comprendo: i diritti civili non sono inaleniabili sia per te che per me?

ok, maggioranza e legge non sono la stessa cosa, qua mi trovi d'accordo.

panda