E così domani mattina si riprende quella cosa chiamata lavoro. Probabilmente con nuovi orari, almeno questa sarebbe la mia intenzione, così anch'io saprò cosa vuol dire lavorare per un'intera giornata ma avere almeno un po' di tempo per fare altro. Tradotto, arrivare a casa alle 18 e non alle 19,30.
Le aspettative sulla nuova attività non sono alte, ma lo dico per non intimorirmi da solo prima che lo facciano gli avventori dello sportello e le loro domande impossibili. E invece no, sono già spaventato. Mica mi ci vedo a imparare tutti i regolamenti accademici, applicarli ai vari casi e soprattutto acquisire un buon savoire faire. Per quest'ultima cosa non ci sono proprio portato.
Insomma, un lavoro al pubblico non fa per me. Poi diventerò anche bravo, però stavolta non affronto la novità con quello spirito che mi ha contraddistinto finora. Per una ragione fondamentale che poco c'entra coi limiti caratteriali: è che sono stufo di fare come zelig. Uno buono per tutte le stagioni, situazioni, attività, un buon tappabuchi insomma. Sapendo poi che i responsabili attuali non sanno minimamente quello che viene fatto né come lo si fa, figurarsi se ci sarà il benché minimo riconoscimento alla fine di settembre, quando finiranno le grandi affluenze.
Ricordarmi, come già faccio da qualche giorno, che è sempre meglio questo che starsene senza lavoro e affrontare la propria mente e i suoi tarli (cit.) fa bene perché mi permette di vedere un po' più rosea la situazione. Ma i timori di fare brutte figure rimangono, anzi si trasformeranno in certezze da domani proprio perché è impossibile essere già imparati al primo giorno. Forse tra due mesi... quando sciorinerò le cose da fare ancor prima che le domande siano state completate mi renderò conto di avercela fatta.
Le aspettative sulla nuova attività non sono alte, ma lo dico per non intimorirmi da solo prima che lo facciano gli avventori dello sportello e le loro domande impossibili. E invece no, sono già spaventato. Mica mi ci vedo a imparare tutti i regolamenti accademici, applicarli ai vari casi e soprattutto acquisire un buon savoire faire. Per quest'ultima cosa non ci sono proprio portato.
Insomma, un lavoro al pubblico non fa per me. Poi diventerò anche bravo, però stavolta non affronto la novità con quello spirito che mi ha contraddistinto finora. Per una ragione fondamentale che poco c'entra coi limiti caratteriali: è che sono stufo di fare come zelig. Uno buono per tutte le stagioni, situazioni, attività, un buon tappabuchi insomma. Sapendo poi che i responsabili attuali non sanno minimamente quello che viene fatto né come lo si fa, figurarsi se ci sarà il benché minimo riconoscimento alla fine di settembre, quando finiranno le grandi affluenze.
Ricordarmi, come già faccio da qualche giorno, che è sempre meglio questo che starsene senza lavoro e affrontare la propria mente e i suoi tarli (cit.) fa bene perché mi permette di vedere un po' più rosea la situazione. Ma i timori di fare brutte figure rimangono, anzi si trasformeranno in certezze da domani proprio perché è impossibile essere già imparati al primo giorno. Forse tra due mesi... quando sciorinerò le cose da fare ancor prima che le domande siano state completate mi renderò conto di avercela fatta.
1 commento:
Ce la farai sicuramente! :-*
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