Zapatero non andrà alla messa di ratzi a Valencia. Ce lo segnalano Village e Heraclitus, entrambi via Repubblica. Un frutto raccolto grazie alla semina fatta in questa e nelle passate stagioni. Sì perché la mia opinione è che la chiesa ci sta mettendo del proprio e non sta solo reagendo alle leggi del governo spagnolo.
A leggere determinati interventi di prelati più o meno importanti pare quasi che la chiesa sia sotto assedio. Che, per aver espresso le proprie convinzioni, sia messa sotto accusa. Un farsi vittima che fa tanto testimonianza cristiana. Per assurdo chi dà credito a questa convinzione è anche parte del movimento gay, perché secondo me non concentra l'attenzione principale sui politici. Il riconoscimento della convivenza e della famiglia gay è lo Stato che lo darà, non la chiesa.
Che i preti parlino pure della morale cattolica, chi meglio di loro, e che i politici agiscano nell'interesse di chi rappresentano, minoranze comprese, senza pensare di fare gli ipocriti vestendosi a seconda delle convenienze con qualche moralismo altrui.
Il tema dell'estensione dei diritti non è dibattuto. Si parla di difesa della famiglia, come se l'introduzione del riconoscimento della famiglia gay togliesse qualcosa a quelle etero. Ma le persone omosessuali provengono tutte da famiglie etero, e continuano a farne parte, così come qualsiasi altra persona, anche quando escono dal nido. In quel momento però noi perdiamo diritti e dignità quando gli altri ne acquistano di nuovi. Nonostante ci sia una Costituzione che all'art. 29 parla di famiglia come società naturale fondata sul matrimonio (dov'è il tanto citato passo che il matrimonio è tra una donna e un uomo?) e che, in equilibrio con questo, agli art. 2 e 3 riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali e tutela la dignità sociale dei cittadini senza distinzione alcuna.
Non sono d'accordo nel mettere sul tavolo degli imputati la chiesa perché va contro al riconoscimento della famiglia gay; questo è quello che dicono le sacre scritture, fonte della morale cattolica? Bene, trovate le forme giuste e adatte per essere convincenti. A margine ricordo che le stesse scritture non hanno dato adito a uguali argomentazioni nelle chiese protestanti.
Non sono nemmeno d'accordo però col vedere la chiesa come un soggetto passivo, che sta subendo su queste tematiche attacchi da molte parti in molti paesi. In alcune società, in Italia ad es., essa si è costruita un ruolo anche per demeriti della politica che non ha ancora! saputo segnare un confine netto. La mia opinione si basa su un semplice argomento: vuoi partecipare alla discussione pubblica? Ok, come qualsiasi altro lo fai assumendoti le responsabilità di quello che dici e ti prendi, se ce ne saranno, i relativi attacchi e critiche. Senza tanti vittimismi di bandiera: intervieni? ti sarà risposto. Va bene discutere di una futura legge di uno Stato ma ricordati che la tua morale ispiratrice non è applicabile a tutti i cittadini.
Uno Stato non si rivolge ad una minoranza dei propri cittadini considerandoli solo degni di benevolenza caritatevole per via della loro condizione. Lo Stato riconosce tutele e diritti ai propri cittadini a prescindere dalla loro condizione e, se alcune di queste non sono ancora regolate, cerca di estenderle in base ai principi richiamati negli art. 2 e 3. In questo senso i principi fondanti dello Stato sono più universali di quelli della chiesa.
La funzione sociale della chiesa, si mi sto occupando di una cosa che non mi appartiene, sarà di nuovo apprezzata quando invece che distinguere, separare, segregare penserà di nuovo ad un vecchio ma sempre attuale principio di coesistenza: l'amore. In questi tempi nelle parole provenienti dal vaticano se ne è persa completamente traccia, e credo che un po' di credenti se ne stiano accorgendo.
A leggere determinati interventi di prelati più o meno importanti pare quasi che la chiesa sia sotto assedio. Che, per aver espresso le proprie convinzioni, sia messa sotto accusa. Un farsi vittima che fa tanto testimonianza cristiana. Per assurdo chi dà credito a questa convinzione è anche parte del movimento gay, perché secondo me non concentra l'attenzione principale sui politici. Il riconoscimento della convivenza e della famiglia gay è lo Stato che lo darà, non la chiesa.
Che i preti parlino pure della morale cattolica, chi meglio di loro, e che i politici agiscano nell'interesse di chi rappresentano, minoranze comprese, senza pensare di fare gli ipocriti vestendosi a seconda delle convenienze con qualche moralismo altrui.
Il tema dell'estensione dei diritti non è dibattuto. Si parla di difesa della famiglia, come se l'introduzione del riconoscimento della famiglia gay togliesse qualcosa a quelle etero. Ma le persone omosessuali provengono tutte da famiglie etero, e continuano a farne parte, così come qualsiasi altra persona, anche quando escono dal nido. In quel momento però noi perdiamo diritti e dignità quando gli altri ne acquistano di nuovi. Nonostante ci sia una Costituzione che all'art. 29 parla di famiglia come società naturale fondata sul matrimonio (dov'è il tanto citato passo che il matrimonio è tra una donna e un uomo?) e che, in equilibrio con questo, agli art. 2 e 3 riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali e tutela la dignità sociale dei cittadini senza distinzione alcuna.
Non sono d'accordo nel mettere sul tavolo degli imputati la chiesa perché va contro al riconoscimento della famiglia gay; questo è quello che dicono le sacre scritture, fonte della morale cattolica? Bene, trovate le forme giuste e adatte per essere convincenti. A margine ricordo che le stesse scritture non hanno dato adito a uguali argomentazioni nelle chiese protestanti.
Non sono nemmeno d'accordo però col vedere la chiesa come un soggetto passivo, che sta subendo su queste tematiche attacchi da molte parti in molti paesi. In alcune società, in Italia ad es., essa si è costruita un ruolo anche per demeriti della politica che non ha ancora! saputo segnare un confine netto. La mia opinione si basa su un semplice argomento: vuoi partecipare alla discussione pubblica? Ok, come qualsiasi altro lo fai assumendoti le responsabilità di quello che dici e ti prendi, se ce ne saranno, i relativi attacchi e critiche. Senza tanti vittimismi di bandiera: intervieni? ti sarà risposto. Va bene discutere di una futura legge di uno Stato ma ricordati che la tua morale ispiratrice non è applicabile a tutti i cittadini.
Uno Stato non si rivolge ad una minoranza dei propri cittadini considerandoli solo degni di benevolenza caritatevole per via della loro condizione. Lo Stato riconosce tutele e diritti ai propri cittadini a prescindere dalla loro condizione e, se alcune di queste non sono ancora regolate, cerca di estenderle in base ai principi richiamati negli art. 2 e 3. In questo senso i principi fondanti dello Stato sono più universali di quelli della chiesa.
La funzione sociale della chiesa, si mi sto occupando di una cosa che non mi appartiene, sarà di nuovo apprezzata quando invece che distinguere, separare, segregare penserà di nuovo ad un vecchio ma sempre attuale principio di coesistenza: l'amore. In questi tempi nelle parole provenienti dal vaticano se ne è persa completamente traccia, e credo che un po' di credenti se ne stiano accorgendo.
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