Il classico mesetto dopo il rientro dalle ferie è il periodo temuto, perché si accumulano in poco tempo le cose lasciate, la gestione ordinaria, e le cose future. Con difficoltà si danno priorità, causa questa di eventuali ulteriori sbagli. Solo una grande rincorsa senza poi sapere bene dove si va. Tutto ciò provoca una grande stanchezza, che coinvolge anche il resto, non solo la vita d'ufficio.
E allora vedo che i rapporti con gli altri si dilatano, anche se dentro vorrei quasi sempre intorno i miei amici. Quello lo faccio domani o anche dopo. Lui lo invito, ma per quando? questo fine settimana no, oggi è lunedì e sono molto stanco. Cose così, talmente assurde che diventano senza neanche accorgersene il banale quotidiano. Uno stato di catalessi da interrompere solo la mattina, ma giusto perché alzarsi dopo aver riposato è come sfruttare l'unico momento, l'unico alito di brezza, per uscire dalla bonaccia. Ma tanto si sa che la bonaccia torna presto.
Così facendo poi mi dimentico per ben 10 giorni di chiamare l'amico A per sapere se sa il responso dei suoi esami. Ma no, sono stanco, che lo chiamo a fare. Io e la mia stanchezza, questo è il fatto importante. Alla fine lo sforzo sovraumano per una risposta molto semplice: metastasi di qui e pure di là.
E in pochi attimi mi accorgo che la stanchezza mi ha obnubilato veramente la mente, non riuscendo neanche più a cogliere l'essenzialità nelle cose.
Mentre per lui in pochi giorni, viaggio in Lombardia per motivi personali e per un altro consulto, e poi subito di ritorno per l'intervento; senza fiato, senza respiro, ma forse è meglio così, si pensa di meno a sé stessi o meglio, non si ha il tempo per compatirsi ma solo per agire; e per imparare a reagire.
Incapacità a dare le priorità, come accennato all'inizio. Solo che stavolta non è semplice lavoro ma qualcosa di più. Preferire la propria stanchezza ad uno straccio di telefonata. Mi spiace per A, che si è ritrovato uno straccio di amico. Non può spiacermi per me. Gli esami non finiscono mai, e qualcuno non si supera, è nella natura delle cose. Eppure per questo bastava studiare una mezza paginetta, le istruzioni per la rubrica.
E allora vedo che i rapporti con gli altri si dilatano, anche se dentro vorrei quasi sempre intorno i miei amici. Quello lo faccio domani o anche dopo. Lui lo invito, ma per quando? questo fine settimana no, oggi è lunedì e sono molto stanco. Cose così, talmente assurde che diventano senza neanche accorgersene il banale quotidiano. Uno stato di catalessi da interrompere solo la mattina, ma giusto perché alzarsi dopo aver riposato è come sfruttare l'unico momento, l'unico alito di brezza, per uscire dalla bonaccia. Ma tanto si sa che la bonaccia torna presto.
Così facendo poi mi dimentico per ben 10 giorni di chiamare l'amico A per sapere se sa il responso dei suoi esami. Ma no, sono stanco, che lo chiamo a fare. Io e la mia stanchezza, questo è il fatto importante. Alla fine lo sforzo sovraumano per una risposta molto semplice: metastasi di qui e pure di là.
E in pochi attimi mi accorgo che la stanchezza mi ha obnubilato veramente la mente, non riuscendo neanche più a cogliere l'essenzialità nelle cose.
Mentre per lui in pochi giorni, viaggio in Lombardia per motivi personali e per un altro consulto, e poi subito di ritorno per l'intervento; senza fiato, senza respiro, ma forse è meglio così, si pensa di meno a sé stessi o meglio, non si ha il tempo per compatirsi ma solo per agire; e per imparare a reagire.
Incapacità a dare le priorità, come accennato all'inizio. Solo che stavolta non è semplice lavoro ma qualcosa di più. Preferire la propria stanchezza ad uno straccio di telefonata. Mi spiace per A, che si è ritrovato uno straccio di amico. Non può spiacermi per me. Gli esami non finiscono mai, e qualcuno non si supera, è nella natura delle cose. Eppure per questo bastava studiare una mezza paginetta, le istruzioni per la rubrica.
1 commento:
Mannaggia queste notizie lasciano senza parole. Un abbraccio al tuo amico
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