15 settembre 2007

sfumare un sorriso

Oggi doveva essere il mio ultimo giorno di contratto. 11 giorni fa mi fu comunicato che non ci sarebbe stato un rinnovo. Perché non si possono permettere un'assunzione a tempo indeterminato, perché sono col bilancio in rosso, perché si parte dai contratti che tutelano meno chi lavora per risparmiare, come se fosse il costo del lavoro la voce peggiore ad incidere sul bilancio.
Tante e belle parole, come si suole fare in queste occasioni, sono state spese su di me dal nuovo amministratore anche se ha avuto meno di un mese per conoscerci tutti. E una semplice richiesta di una futura disponibilità per contratti a progetto che, un istante dopo aver realizzato cosa stava succedendo, ho dato rinunciando -ahimè a quei momenti- a un po' di banali sogni di vita tranquilla e dignitosa.
Dopo di ché ho passato qualche giorno durante i quali mi sono a mio modo estraniato dalla situazione, quasi che il pensare a come salutare al meglio le mie colleghe portando loro una torta ed una rosa per ciascuna fosse la vera priorità. E il pensiero del colore delle rose -di che colore devono essere le rose per un'occasione del genere?- ha alloggiato nella mia testa per tanto di quel tempo da diventare l'appiglio al quale aggrapparmi. Un modo per restare ancora un po' con la mente a quei cinque anni di pedalate controvento fin laggiù, in piena zona industriale. Al dove andare a propormi, creando il dovuto entusiasmo artefatto, ci potevo pensare dopo.
Poi è arrivato lunedì quando mi sento dire che il contratto sarà rinnovato, anche se per poco. In pratica il tentativo di trovare immediate soluzioni alla mia sostituzione con qualcuna delle mie colleghe non è andato a buon fine per cui ha pensato che tutto sommato un altro po' da dipendente ci posso restare. Addirittura non vuole disperdere quel patrimonio aziendale che la mia competenza rappresenta.
Un po' di confusione, un po' di stanchezza -visto che allo sportello siamo a pieno regime- hanno dato a tutte queste giornate un'atmosfera di ovattata apatia. Dopo tutti questi anni il mio timore di arrivare ad una situazione del genere si è palesato. Ho scoperto solo ora che era, almeno per la fase iniziale, sostenibile e questo a suo modo lo ho trovato confortante.
Non piace a nessuno però essere tirati e poi mollati a ripetizione; da parte mia so che non è salutare per il mio equilibrio. Ed è proprio qui che mantengo ancora i miei timori. Per ora la storia pare essere finita bene, eppure è come se mi fossi assottigliato ancor di più. Forse la prossima volta non occorrerà una bella folata di vento, forse basterà una brezza. Però a differenza da ora, che trovo soddisfacente il non essermi troppo abbattuto, mi riterrò fortunato se non mi accorgerò di essere stato soffiato via.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

"Perdoni, signore. La sua cravatta."
"Cos'ha che non va?"
"Tutto, signore, se mi consente."
"D'accordo, avanti, sistemala. Mi chiedo però se le cravatte abbiano importanza, in un momento come questo."
"Non esiste un momento in cui le cravatte non hanno importanza, signore."
P.G. Wodehouse (Jeeves)


Vale lo stesso per le rose.
:-))
Pax

Anonimo ha detto...

Succede che fanno e disfanno sulla pelle degli altri. Non si accorgono nemmeno dei danni che possono arrecare,tutto in onore del risparmio aziendale

Carletto Darwin ha detto...

"come se fosse il costo del lavoro la voce peggiore ad incidere sul bilancio".
Purtroppo è così. Nell'azienda di servizi quadratica media il personale è la voce più pesante.
Questo però non vuol dire che si possono giustificare certi comportamenti. Perchè sta proprio al management di pianificare i costi, full-costs, e non di accorgersi che purtroppo c'è da tagliare.
Insomma, io non me la prenderei col tuo nuovo capo, ma con quello di prima che magari si è scordato di pianificare questa o quella voce e che ora porta l'azienda a prendere certe decisioni.

SacherFire ha detto...

La situazione attuale è certamente figlia di anni di mala gestione, certo che il nuovo amministratore c'entra ben poco e, come molti, agisce così quando arriva.
Non sono però così freddo dal dare ad una soluzione corretta dal punto di vista formale una valenza maggiore visto che tra un pochino quello che si andrà ad iscrivere al centro per l'impiego sarò io

Carletto Darwin ha detto...

E di fare le valige? Insomma, l'occasione è buona ed in Europa ci sono tantissime realtà in cui c'è un sacco di bisogno di persone gggiovani che vogliono lavorare..

SacherFire ha detto...

mhm, al di là di questioni di conoscenze di lingue, ecc... penso che per una decisione del genere ci vogliano le spalle larghe, che io so di non avere
grazie per il gggiovane :)

Anonimo ha detto...

sacher, ti capisco bene. e si ritorna al mio post sui contratti a tempo indeterminato.
un abbraccio virtuale :)

panda