In certe occasioni preferisco restare con dubbi ed incertezze invece che veder tolto anche l'ultimo velo di sottile mistero che può avvolgere situazioni che mi coinvolgono e che presumo di aver compreso fin quasi in tutti i dettagli.
Ieri sera ho avuto finalmente il colloquio col direttore a riguardo del mio futuro contratto. Solo un paio di settimane di consueto fermo biologico e poi avanti fino alla fine del 2008. Bene, potrei dire. Non fosse per un paio di dettagli: la dipendente che rientra dalla maternità, e che io stavo sostituendo, andrà a lavorare in un'altra società del gruppo. Poteva quindi essere sfruttata l'occasione per una mia migliore permanenza; perché è vero che un contratto a tempo determinato così lungo finora non l'ho mai visto, ma è anche vero che chissà cosa può accadere da qui ad un anno -vedi ultimi contratti, e discorsi, che mi furono fatti nella penultima società dove ho lavorato-. Ma la cosa che più mi ha lasciato perplesso è stata la sincera, io l'ho capita in questo modo, dichiarazione che sì, sono stato preso per andare ad affiancare la responsabile dell'amministrazione e fare da detonante (o anche badante) per suoi probabili e futuri colpi di testa. La soluzione adottata è stata quindi quella di metterle affianco uno col mio carattere (da coglione? in parte sì) e pure con la mia inesperienza contabile. Insomma, la persona ideale per non crearle, almeno inizialmente, competizione attorno. E ora mi viene presentato il futuro contratto come una cosa estremamente positiva visto che in due mesi mi sono inserito, affianco a lei ma anche agli altri, al meglio di quanto si aspettassero.
Il fatto è che proprio questa levata di veli, anche dell'ultimo che -pudico- salvava le apparenze e dava una misera speranza del poter parlare di lavoro, professionalità, ecc., mi ha trovato impreparato alla richiesta di dare disponibilità a continuare anche con questo arduo compito. Contraddicendo la mia risibile etica, avrei preferito non veder svelato quest'ultimo barlume di dubbio.
Il mio lato pratico poi ha preso il sopravvento e ho dato disponibilità per fare anche qualche cos'altro ma no, assicurazioni sul poter continuare indefesso a badare no, non le ho potute né volute dare. La risposta sincera è stata, per quanto ho capito, apprezzata.
Ieri sera sono arrivato a casa e mi son messo, quando si parla di reazioni psicosomatiche, sul divano e coperto col plaid quasi che il bisogno di essere confortato (sì, ho scritto bene) per l'offerta lavorativa potesse essere procurato da quel tepore.
Oggi mi sento un po' assente. Ho il vago timore che alla lunga accettare una situazione del genere smorzi qualsivoglia entusiasmo che da sempre tutti mi riconoscono sul lavoro. O forse, ecco l'irrinunciabile battuta, dovrei cogliere l'occasione per l'ennesima opportunità di professionalizzarmi e diventare un'autorità in fatto di badamenti et similia?
La contentezza, che comunque qui nel post non traspare, di avere questa promessa di contratto so che dovrò diluirla nel tempo. Solo così potrò rincuorarmi nel corso dei prossimi mesi quando, inevitabili cambiali portate all'incasso, arriveranno gli attriti.
Ieri sera ho avuto finalmente il colloquio col direttore a riguardo del mio futuro contratto. Solo un paio di settimane di consueto fermo biologico e poi avanti fino alla fine del 2008. Bene, potrei dire. Non fosse per un paio di dettagli: la dipendente che rientra dalla maternità, e che io stavo sostituendo, andrà a lavorare in un'altra società del gruppo. Poteva quindi essere sfruttata l'occasione per una mia migliore permanenza; perché è vero che un contratto a tempo determinato così lungo finora non l'ho mai visto, ma è anche vero che chissà cosa può accadere da qui ad un anno -vedi ultimi contratti, e discorsi, che mi furono fatti nella penultima società dove ho lavorato-. Ma la cosa che più mi ha lasciato perplesso è stata la sincera, io l'ho capita in questo modo, dichiarazione che sì, sono stato preso per andare ad affiancare la responsabile dell'amministrazione e fare da detonante (o anche badante) per suoi probabili e futuri colpi di testa. La soluzione adottata è stata quindi quella di metterle affianco uno col mio carattere (da coglione? in parte sì) e pure con la mia inesperienza contabile. Insomma, la persona ideale per non crearle, almeno inizialmente, competizione attorno. E ora mi viene presentato il futuro contratto come una cosa estremamente positiva visto che in due mesi mi sono inserito, affianco a lei ma anche agli altri, al meglio di quanto si aspettassero.
Il fatto è che proprio questa levata di veli, anche dell'ultimo che -pudico- salvava le apparenze e dava una misera speranza del poter parlare di lavoro, professionalità, ecc., mi ha trovato impreparato alla richiesta di dare disponibilità a continuare anche con questo arduo compito. Contraddicendo la mia risibile etica, avrei preferito non veder svelato quest'ultimo barlume di dubbio.
Il mio lato pratico poi ha preso il sopravvento e ho dato disponibilità per fare anche qualche cos'altro ma no, assicurazioni sul poter continuare indefesso a badare no, non le ho potute né volute dare. La risposta sincera è stata, per quanto ho capito, apprezzata.
Ieri sera sono arrivato a casa e mi son messo, quando si parla di reazioni psicosomatiche, sul divano e coperto col plaid quasi che il bisogno di essere confortato (sì, ho scritto bene) per l'offerta lavorativa potesse essere procurato da quel tepore.
Oggi mi sento un po' assente. Ho il vago timore che alla lunga accettare una situazione del genere smorzi qualsivoglia entusiasmo che da sempre tutti mi riconoscono sul lavoro. O forse, ecco l'irrinunciabile battuta, dovrei cogliere l'occasione per l'ennesima opportunità di professionalizzarmi e diventare un'autorità in fatto di badamenti et similia?
La contentezza, che comunque qui nel post non traspare, di avere questa promessa di contratto so che dovrò diluirla nel tempo. Solo così potrò rincuorarmi nel corso dei prossimi mesi quando, inevitabili cambiali portate all'incasso, arriveranno gli attriti.
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