Del perché mi accorga delle mie alte capacità di comportarmi da imbranato cronico non me ne capaciterò mai abbastanza. Vorrei quasi dissociarmi da me stesso ma è proprio lì che lo sconforto mi sorprende, perché ho quasi sempre l'immediata percezione che ora, caro Andrea, son cazzi tuoi e non posso far altro che scontrarmi con le mie disarmonie.
Non ultimo l'episodio odierno. Vado a prendere l'auto nuova dei miei per andare a fare la spesa. Sì, va bé, il sedile mi sembra un po' più basso, ma l'abitacolo e soprattutto il posto di guida sono comodi soprattutto per uno alto come me. Si tratta solo, penso, di prenderci le misure. Infatti al primo inserimento della 1a marcia (anche al secondo, terzo,... ehm decimo) una sonora sgasata da quasi pattinamento delle ruote fa capire che no, l'accelerazione non è come con l'altra auto, qui è da farsi con un po' più di cautela.
Ok, andiamo. Sprezzante del pericolo, perché ogni tanto mi scordo di essere un vigliacco della vita, guido per strade fatte ennemila volte così anche la nuova auto imparerà presto la strada e poi, auspico, la farà da sola. Arrivo a destinazione. Faccio la mia spesa come solo le brave massaie di una volta sapevano fare. Mi avvio alla cassa ricordandomi solo allora che fuori mi aspetta il secondo round: il ritorno. Se però per un'oretta buona non me ne sono ricordato, ripete una vocina dentro di me, vuol dire che la cosa è molto più affrontabile di quanto pensassi.
Eh eh eh eh...
Giro la chiave per avviare la macchina, tante lucine e spie accese sul cruscotto, tutto tace dalle parti del motore. Una, due, tre,... ehm dieci volte. Penso, sarà un'auto intelligente, mettiamoci la cintura. No, non era quella che faceva da fermo all'avvio. Dopo qualche altra prova, mi metto a curiosare, affatto tranquillo, tra le spie accese. Di tutto: dal passenger airbag off (come off?!), all'olio, a quella del passeggero che non ha la cintura (sono qui da solo, sob sob!), alla batteria. Batteria?! E come rimaneva accesa la bastarda: le altre a turno si spegnevano -dopo che avevo riservato loro la giusta dose di panico-, lei no. E io che non sapevo che ripetere meccanicamente quel gesto di girare la chiave; uno alla fine si rende conto che la situazione è sì insulsa ma che la sta facendo diventare ancora di più surreale. Desisto.
Inizio a pensare che dopo tutto non è andata così male. Sono nel parcheggio della coop; al limite la posso lasciare lì. Già, ma la spesa? Tutta quella roba non ce la farò a portarla sull'autobus. Passa un vecchietto; mi dà l'impressione che abbia capito la situazione. Imploro la sua progenie che non venga ad offrirmi aiuto. Uno di quegli automatismi che non vorrei mai aver imparato, la presa del cellulare e il fingere uno sguardo d'interesse al display che -mi scordo sempre- è scuro e rigorosamente controluce, mi viene in soccorso. Il vecchietto passa e smette di osservarmi. Potenza delle mie preghiere.
Ma quel gesto salvifico mi dà invece un suggerimento che mai e poi mai vorrei attuare, da anni. Chiedere aiuto ai miei. In fin dei conti, inizio a giustificare la balzana idea, la macchina è loro. La guidano da ben 1 giorno, forse qui c'è qualcosa da fare in più o in meno di quello che ho provato a fare finora. Spero risponda mio padre, altrimenti c'è il rischio che mi senta rispondere come adoro fare io quando mia madre mi chiama per risolvere un problema di scelta del passante delle tende: ma cosa vuoi che ne sappia io di tende.
Però il mio influsso positivo si era del tutto esaurito col vecchietto. Infatti risponde mia madre. E lì, nonostante la mia ritrosia a fare quella telefonata, me ne esco con un lacerante 'mamma, la macchina non parte' che è stato tutto un programma. 39 anni e esser lì a chiedere aiuto, con un tono talmente giusto che non avrei saputo recitarlo meglio, a mammà. Sarà stata la vergogna, sarà stato il nervosismo, mentre mia madre ripete incredula e dispiaciuta di non poter essere d'aiuto, giro nuovamente la chiave e il motore parte. Potenza dell'influsso materno.
Una vocina mi ripete che tanto lo sapeva, per risolvere la questione dovevo pagare il pedaggio. Mentre sto mandando a quel paese la vocina, me stesso e tutto il mondo, ma soprattutto mentre mi godo il momento di euforia, la stessa vocina mi dà un suggerimento che immediatamente accolgo: andare dritto a parcheggiare a casa dei miei e non passare da casa mia, fermare la macchina in mezzo di strada per posare la spesa ché poi se mi si blocca lì son dolori.
Alla fine della storia mi ricordo che quell'auto sono stato io a suggerirla ai miei, ché è nettamente migliore dell'utilitaria precedente, bla bla bla. Do consigli sull'auto: io che non ne ho posseduto una.
Non ultimo l'episodio odierno. Vado a prendere l'auto nuova dei miei per andare a fare la spesa. Sì, va bé, il sedile mi sembra un po' più basso, ma l'abitacolo e soprattutto il posto di guida sono comodi soprattutto per uno alto come me. Si tratta solo, penso, di prenderci le misure. Infatti al primo inserimento della 1a marcia (anche al secondo, terzo,... ehm decimo) una sonora sgasata da quasi pattinamento delle ruote fa capire che no, l'accelerazione non è come con l'altra auto, qui è da farsi con un po' più di cautela.
Ok, andiamo. Sprezzante del pericolo, perché ogni tanto mi scordo di essere un vigliacco della vita, guido per strade fatte ennemila volte così anche la nuova auto imparerà presto la strada e poi, auspico, la farà da sola. Arrivo a destinazione. Faccio la mia spesa come solo le brave massaie di una volta sapevano fare. Mi avvio alla cassa ricordandomi solo allora che fuori mi aspetta il secondo round: il ritorno. Se però per un'oretta buona non me ne sono ricordato, ripete una vocina dentro di me, vuol dire che la cosa è molto più affrontabile di quanto pensassi.
Eh eh eh eh...
Giro la chiave per avviare la macchina, tante lucine e spie accese sul cruscotto, tutto tace dalle parti del motore. Una, due, tre,... ehm dieci volte. Penso, sarà un'auto intelligente, mettiamoci la cintura. No, non era quella che faceva da fermo all'avvio. Dopo qualche altra prova, mi metto a curiosare, affatto tranquillo, tra le spie accese. Di tutto: dal passenger airbag off (come off?!), all'olio, a quella del passeggero che non ha la cintura (sono qui da solo, sob sob!), alla batteria. Batteria?! E come rimaneva accesa la bastarda: le altre a turno si spegnevano -dopo che avevo riservato loro la giusta dose di panico-, lei no. E io che non sapevo che ripetere meccanicamente quel gesto di girare la chiave; uno alla fine si rende conto che la situazione è sì insulsa ma che la sta facendo diventare ancora di più surreale. Desisto.
Inizio a pensare che dopo tutto non è andata così male. Sono nel parcheggio della coop; al limite la posso lasciare lì. Già, ma la spesa? Tutta quella roba non ce la farò a portarla sull'autobus. Passa un vecchietto; mi dà l'impressione che abbia capito la situazione. Imploro la sua progenie che non venga ad offrirmi aiuto. Uno di quegli automatismi che non vorrei mai aver imparato, la presa del cellulare e il fingere uno sguardo d'interesse al display che -mi scordo sempre- è scuro e rigorosamente controluce, mi viene in soccorso. Il vecchietto passa e smette di osservarmi. Potenza delle mie preghiere.
Ma quel gesto salvifico mi dà invece un suggerimento che mai e poi mai vorrei attuare, da anni. Chiedere aiuto ai miei. In fin dei conti, inizio a giustificare la balzana idea, la macchina è loro. La guidano da ben 1 giorno, forse qui c'è qualcosa da fare in più o in meno di quello che ho provato a fare finora. Spero risponda mio padre, altrimenti c'è il rischio che mi senta rispondere come adoro fare io quando mia madre mi chiama per risolvere un problema di scelta del passante delle tende: ma cosa vuoi che ne sappia io di tende.
Però il mio influsso positivo si era del tutto esaurito col vecchietto. Infatti risponde mia madre. E lì, nonostante la mia ritrosia a fare quella telefonata, me ne esco con un lacerante 'mamma, la macchina non parte' che è stato tutto un programma. 39 anni e esser lì a chiedere aiuto, con un tono talmente giusto che non avrei saputo recitarlo meglio, a mammà. Sarà stata la vergogna, sarà stato il nervosismo, mentre mia madre ripete incredula e dispiaciuta di non poter essere d'aiuto, giro nuovamente la chiave e il motore parte. Potenza dell'influsso materno.
Una vocina mi ripete che tanto lo sapeva, per risolvere la questione dovevo pagare il pedaggio. Mentre sto mandando a quel paese la vocina, me stesso e tutto il mondo, ma soprattutto mentre mi godo il momento di euforia, la stessa vocina mi dà un suggerimento che immediatamente accolgo: andare dritto a parcheggiare a casa dei miei e non passare da casa mia, fermare la macchina in mezzo di strada per posare la spesa ché poi se mi si blocca lì son dolori.
Alla fine della storia mi ricordo che quell'auto sono stato io a suggerirla ai miei, ché è nettamente migliore dell'utilitaria precedente, bla bla bla. Do consigli sull'auto: io che non ne ho posseduto una.
2 commenti:
Oddio anche io effettivamente la macchina la evito come la peste finchè posso... :|
Tutto è bene quel che finisce bene no? :P
Be', ma almeno la patente ce l'hai! ^_^
Posta un commento