20 agosto 2006

la sindrome della Val Gardena

Quando ancora erano vivi, i miei nonni trentini usavano una bella espressione per intendere che uno stesse volendo una qualsiasi cosa solo come intendeva lui: "vattela a far fare in Val Gardena" (i cui falegnami erano famosi proprio per fare su misura qualsiasi cosa).
Sembra che anche per scegliersi una persona come compagna/o ormai le vittime della sindrome della Val Gardena stiano aumentando a dismisura. Perché uno deve essere di quel colore, di quell'altezza, con quegli occhi, fatto in quel modo e poi spiritoso, simpatico e alla mano in ogni momento, in ogni occasione - come se una persona generalmente spiritosa non abbia le sue giornate storte e i suoi momenti di sfogo.
Per chi frequenta, o ha frequentato, delle chat sa di cosa sto parlando perché la sindrome ha colpito lì già da molti anni. Si aggiungono, com'era ovvio aspettarsi, alla lista dei requisiti da rispettare anche quelli sessuali, se chiaramente la chat è quella giusta - tutte, solo che alcune sono esplicite, altre ipocrite. Per cui non vai bene se hai certe preferenze piuttosto di altre.
Ma quale sia il mezzo col quale si viene in contatto con l'altro è il fine dichiarato che rende ammissibili certe richieste o no. Perché se l'incontro per una botta e via potrebbe presupporre il rispetto in via preliminare dei requisiti fisici e sessuali (quelli filosofici chissà perché ma non li richiede quasi nessuno) per potersi soddisfare al meglio, per incontri invece finalizzati a ben altro di più coinvolgente, con reciproche affermazioni di serietà e rispetto, allora no, non è possibile a mio modo di vedere che ci siano dei sintomi della sindrome che vengano a mettersi in mezzo. Eppure sembra quasi che il rispetto dei requisiti diventi ancor più pressante. Per cui possono venire fuori situazioni al limite del grottesco, con persone che se ne escono con un: ma io preferisco quelli muscolosi - ma perché le altre volte che ci siamo incontrati non ti eri accorto che ero magro? - oppure con un: voglio un ragazzo che stia nella mia città per poterlo raggiungere tutte le volte che voglio - ah perché finora pensavi che Livorno fosse solo un quartiere periferico della tua città? - Il massimo si raggiunge sulla, presunta, intesa sessuale. Perché se ognuno ha le sue preferenze è vero anche che in una relazione, seppure agli inizi, viene naturale pensare anche all'altro e non solo a sé stessi. Per cui richieste da chat (o così o niente) non hanno ragione di esistere. E però si può venire letteralmente scartati in base a supposte preferenze che contrastano coi desideri dell'altro. Il presunto ideale, che rispettava così tanti requisiti ma non completamente quello sessuale, ecco che diventa uno scarto. Così facendo viene gettata al vento anche l'idea di persona perché si dimostra che si era alla ricerca di un personaggio già costruito, o da poter costruire a seconda dei desideri; quasi come volere amare un altro al posto nostro e poi doversi prendere le colpe delle altrui fantasticherie.
Un desiderio di amare che si scontra con una sindrome potente, la scarsa capacità di accettarsi e di accettare l'altro solo per quello che è.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Un desiderio di amare che si scontra con una sindrome potente, la scarsa capacità di accettarsi e di accettare l'altro solo per quello che è.
Questo vale anche per gli etero :-) E' la paura folle del sentimento.

Alice Twain ha detto...

E anche una buona misura di immaturità e superficialità.