Gli epiteti usati nel tempo contro di me sono stati talmente numerosi ed i più vari che in tutta sincerità ho sviluppato una ironica indifferenza. Ci sono le ovvie eccezioni, conta soprattutto il tono col quale mi si rivolge la parola e ancor di più conta la persona che parla.
Ma vederseli inviati per iscritto è differente. E, nonostante avessi accolto quel testo con la solita ironica supponenza, alla fine m'è toccato capitolare: sono stupido. Ho tratto conclusioni affrettate e non posso che ammettere, con quella fastidiosa onestà (non scrivo intellettuale perché sennò giungeranno altri epiteti) che ahimé mi riconosco, che avevo torto. Detesto che mi si dimostrino, stavolta in modo matematico, le mie pecche. Sono già abbastanza severo con me stesso, ora tocca chinare la testa davanti a chi mi dà dello stupido con la soddisfazione di sapere che non potrò replicare. Rabbia.
Ho replicato con rassegnata rabbia ma anche ponendo l'enigma: E ora che faccio, ignoro il tutto o chiedo scusa a chi in realtà non si era fortunamente accorto di nulla?
La risposta, nuovamente, non ammette repliche: Sacher, sei stupido!
2 commenti:
Io non credo tu sia stupido ma restare indifferenti davanti alle critiche anche se talvolta vengono fatte da chi sappiamo bene non ci conosce abbastanza da aver voce in capitolo non è mica facile...
Epiteto non lo intendevo necessariamente con connotazione negativa, in fin dei conti qui siamo in toscana, per dare/ricevere due complimenti si usano tre parolacce, per lo meno ;-)
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