Ora che da un po' hanno pure eliminato il limbo (vigliacchi!) come definire la situazione?
Avrei voluto dire: questo iniziato oggi sarà (dovrebbe essere) il mio ultimo limbo lavorativo. E invece no, non lo posso dire. Potrei magari indicarlo con un'espressione simile, quale una fase intermedia tra due contratti di lavoro. Ma vogliamo mettere la capacità di sintesi della prima?
Curioso che, pur essendo l'ultimo, questo periodo di fancazz... ehm... di pausa, anzi di disoccupazione per la prima volta non sappia quanto durerà. Eh già, minimo due settimane, massimo entro la fine del mese. Le altre volte, ovunque sia stato, sapevo con anticipo di giorni quando e soprattutto per quanto avrei interrotto. A questo giro invece ho saputo dell'esistenza del limbo (aridajie!) e della sua relativa indeterminatezza solo un'ora (1) prima del termine del mio contratto. Perplessità limitate fortemente dalla notizia principale del colloquio: siamo tutti d'accordo ad assumerti a tempo indeterminato.
E' curioso che certi traguardi, ambiti o anelati per anni, quando si raggiungono non abbiano lo stesso sapore di come ci si aspettava. Ho ringraziato più volte ma forse senza quel gusto di completezza che mi sarei aspettato. Curioso anche che abbia raggiunto questo traguardo dove, a mio parere, ho conseguito i risultati peggiori.
Non credo di averci ancora fatto l'abitudine al pensiero, anzi penso che il colpo di vento (la cosiddetta frescata) che presi la settimana scorsa si sia tramutato nella peggiore nevralgia che abbia avuto da anni proprio il giorno successivo, restando per due giorni in attesa degli eventi. Ora la testa va come prima, sul delirio andante, forse avrò iniziato a digerire pure la notizia.
C'è stato un momento in cui mi è parso di aver realizzato quanto dettomi dal direttore. Quando lo ho detto ai miei. Sui loro volti, dapprima delusi dall'ennesima notizia di un periodo di stasi, si è accesa una luce. Nel dirglielo non ero nemmeno particolarmente entusiasta, l'entusiasmo me lo ha fatto venire proprio quella luce. Per una volta, almeno per una volta, sono riuscito a vedere il loro sconforto nel guardarmi tramutarsi in felicità. Per loro ho raggiunto un traguardo nel quale non riponevano più speranze concrete. Ora arriva però il difficile: dovrò rendermene conto anch'io.
A chiunque lo abbia detto mi sono sentito rispondere che dovrò offrire. Va bé, uno cerca il solito disinteresse e invece trova tutta questa disponibilità. Ecco, è anche qui che avrei preferito avere ancora un limbo a disposizione: vi avrei trovato riparo chiudendo la porta, con solo un cartello per il bar e la pasticceria voltare a sinistra.
Avrei voluto dire: questo iniziato oggi sarà (dovrebbe essere) il mio ultimo limbo lavorativo. E invece no, non lo posso dire. Potrei magari indicarlo con un'espressione simile, quale una fase intermedia tra due contratti di lavoro. Ma vogliamo mettere la capacità di sintesi della prima?
Curioso che, pur essendo l'ultimo, questo periodo di fancazz... ehm... di pausa, anzi di disoccupazione per la prima volta non sappia quanto durerà. Eh già, minimo due settimane, massimo entro la fine del mese. Le altre volte, ovunque sia stato, sapevo con anticipo di giorni quando e soprattutto per quanto avrei interrotto. A questo giro invece ho saputo dell'esistenza del limbo (aridajie!) e della sua relativa indeterminatezza solo un'ora (1) prima del termine del mio contratto. Perplessità limitate fortemente dalla notizia principale del colloquio: siamo tutti d'accordo ad assumerti a tempo indeterminato.
E' curioso che certi traguardi, ambiti o anelati per anni, quando si raggiungono non abbiano lo stesso sapore di come ci si aspettava. Ho ringraziato più volte ma forse senza quel gusto di completezza che mi sarei aspettato. Curioso anche che abbia raggiunto questo traguardo dove, a mio parere, ho conseguito i risultati peggiori.
Non credo di averci ancora fatto l'abitudine al pensiero, anzi penso che il colpo di vento (la cosiddetta frescata) che presi la settimana scorsa si sia tramutato nella peggiore nevralgia che abbia avuto da anni proprio il giorno successivo, restando per due giorni in attesa degli eventi. Ora la testa va come prima, sul delirio andante, forse avrò iniziato a digerire pure la notizia.
C'è stato un momento in cui mi è parso di aver realizzato quanto dettomi dal direttore. Quando lo ho detto ai miei. Sui loro volti, dapprima delusi dall'ennesima notizia di un periodo di stasi, si è accesa una luce. Nel dirglielo non ero nemmeno particolarmente entusiasta, l'entusiasmo me lo ha fatto venire proprio quella luce. Per una volta, almeno per una volta, sono riuscito a vedere il loro sconforto nel guardarmi tramutarsi in felicità. Per loro ho raggiunto un traguardo nel quale non riponevano più speranze concrete. Ora arriva però il difficile: dovrò rendermene conto anch'io.
A chiunque lo abbia detto mi sono sentito rispondere che dovrò offrire. Va bé, uno cerca il solito disinteresse e invece trova tutta questa disponibilità. Ecco, è anche qui che avrei preferito avere ancora un limbo a disposizione: vi avrei trovato riparo chiudendo la porta, con solo un cartello per il bar e la pasticceria voltare a sinistra.
3 commenti:
Checché ne pensi tu, mi sembra proprio un'ottima notizia :)
Brain
che bel post!
Sì Brain, è un'ottima notizia :)
Grazie AmicaB :)
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