25 giugno 2005

numeri e realtà

Quanti numeri ci vengono propinati ogni giorno? Statistiche sull’economia, dati sulla disoccupazione, informazioni sui consumi, ecc… Ci vengono forniti un po’ da tutti: Corte dei Conti, Istat, Governo, Banca d’Italia, centri studi di organizzazioni di categoria, sindacati, istituti di ricerca. Ognuno coi suoi numeri, ognuno con le sue interpretazioni, letture, analisi. A volte sono convergenti tra loro, altre volte ognuno descrive il proprio mondo, che sia o no quello reale non importa poi tanto, basta essere bravi a presentare la propria visione e che essa prevalga sulle altre.
Così, se il dato sull’inflazione rimane sotto il 2% viene espresso un giudizio positivo a prescindere dal fatto che se l’economia non va, o addirittura si avvicina la recessione (anche per i numeri, perché nella realtà ci potremmo già essere), per forza di cose l’inflazione registra aumenti minimi.
I dati sull’occupazione che cresce farebbero ben sperare non fosse che si tratti di emersione di situazioni illecite, il tutto grazie ai numerosi condoni che instaurano meccanismi di “legalità perversa”.
Si decanta un’Italia che non riesco a vedere, magari perché faccio parte di quelli che vengono definiti un giorno sì e l'altro forse “comunisti”, per cui la mia visione è necessariamente distorta e/o influenzata dai poteri forti e occulti. Per fortuna che questi sono sistematicamente invocati da chi lo ha il potere, in un certo senso c’è da sentirsi rinfrancati di essere governati da certe menti: infatti continuano, anche quando i numeri e le loro letture finiscono, a parlare di un’altra Italia. Evviva la costanza.
Secondo i nostri goveranti i dati sull’occupazione sono ancora migliori di quel che dicono i dati generali perché, sviscerandoli, si vede che la maggior parte delle nuove assunzioni sono contratti a tempo indeterminato. Si, decisamente io vivo in un altro mondo. Da quando ho un contratto di lavoro, sei anni, ho sempre e solo visto il famoso co.co.co., con qualche interruzione per collaborazioni occasionali; ma da ottobre sono, udite udite, dipendente a tempo determinato, per cui ho addirittura i famosi contributi previdenziali. Saltuariamente il contratto si interrompe, tocca aspettare un paio di settimane, e poi via con un nuovo contratto. Questa situazione potrebbe essere vista però sotto una luce del tutto positiva: oltre alle ferie e permessi che maturo, ho in aggiunta anche due settimane di vacanze. Sono io che, obnubilato dalla propaganda della becera opposizione, non vedo le mie fortune.

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