24 gennaio 2008

chi se ne va è certo, ma chi è che resta?

Prima di iniziare il mio solito giro per blog e di far influenzare con le acute analisi che leggerò il mio cervellino, scrivo giusto due righe (anche tre), così magari potrà essere dimostrata la mia pochezza intellettuale nel caso poi da qualche altra parte io faccia dei commenti contraddittori.
La serata del Senato, il pomeriggio me lo sono perso in toto ma come tutti i precari ero al lavoro, mi è parsa del tutto pacifica. Quasi serena. Ed è questa sensazione, datami nel vedere e sentire gli esponenti del centrosinistra, che mi ha fatto pensare che da questa parte almeno qualcuno sappia già la soluzione della crisi; e che non sia più di tanto dispiaciuto.
Insomma, ho già letto sul televideo che Fini ha brindato -presumo- coi famosi colonnelli, o i loro rimasugli. Ecco, io fossi stato in lui avrei atteso.
Non mi pare che lo sputtanamento di questo ultimo periodo tra i partiti del centrodestra abbia raggiunto vette maggiori rispetto alle loro già espresse potenzialità. Andando ad elezioni si riunirebbero nella stessa coalizione quindi. Perché si sa, lo sputtanamento viene meglio quando si governa.
Il centrosinistra, così come ne esce da questa crisi, cioè senza i mastel-dini, con questa legge elettorale potrebbe sperare solo in una onorevole disfatta. Torno quindi a qualche riga sopra: o erano proprio stufi di loro stessi, del loro programma, di vedersi la mattina, di telefonarsi il pomeriggio e così via dicendo, o qui qualcuno una soluzione ce l'ha. Perché ho come il sentore di aver visto il commiato consapevole di Prodi, ma mica di tanta altra gente.

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