05 gennaio 2008

barlumi di relativismi

Riemergo, quasi un resuscito direi, dal letto nel quale sono sprofondato per distrarmi e girare per la blogsfera e vedere cosa scrivono gli/le amichetti/e e pure tanti altri simpatici sconosciuti.
Così mi ritrovo una valanga di post incentrati sull'attacco -finalmente stanno rompendo gli indugi- alla legge sull'aborto da parte del vaticano. Ci sono in giro delle belle analisi.
Su tutto mi colpisce come traspaia il fremito che le gerarchie ecclesiastiche stanno provando nell'impegnarsi a trovare accoliti che sostengano le loro intenzioni di modificare l'ordinamento giuridico italiano e di portarlo ad essere il più conforme possibile alla loro morale.
Più ancora di impegnarsi a far capire ai loro credenti che vivere certe situazioni, avere certi comportamenti, non è da cattolici e quindi di indurli ad un rispetto sostanziale dei precetti a cui dovrebbero sottoporsi per dare una piena e vera testimonianza, impiegano energie per far sì che le leggi di uno Stato
siano conformi ai loro precetti.
Al di là di come potrà andare a finire il "miglioramento" della legge sull'aborto, vedo in questa scelta ben ponderata di attacco alla laicità dello Stato una sconfitta per la chiesa. Quello che non riesce a fare in termini di convinzione sui propri credenti tenta di farlo passando attraverso una classe politica prona ai suoi voleri. E questa per me non rappresenta altro che la rinuncia alla propria missione.
Uno scegliere la via comoda, visto che di liberare dalla secolarizzazione una società non sono affatto in grado di farlo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Se non pensansi che le battaglie di autodeterminazione e laicità siano delle battaglie di tutti (a differenza di quanto fanno molti eterosessuali col riconoscimento giuridico delle coppie di fatto omosessuali) ti direi che mi sto sfregando le mani da quando è uscita questa storia della revisione della 194. Ora non ci resta che stare a vedere quanto in basso riuscirà a cadere il Palazzo e quanto finalmente riuscirà ad indignarsi certa gente, finalmente chiamata in causa in prima persona.

Alice Twain ha detto...

Il problema è che io, almeno, tra gli indignati eterosessuali vedo soprattutto tanti di noi che fremono d'indignazione anche per il riconoscimento delle famiglie di fatto di qualsivoglia orientamento (ché dire che è un tema che riguarda _solo_ le famiglie omosessuali è riduttivo, ed è su questa riduzione che giocano i contrari). Insomma, mi apre che s'indignino gl'indignati, s'incazzino gl'incazzati, mentre gli altri restano al solito a guardare.

Anonimo ha detto...

Hai essenzialmente ragione. Molti dicono che abbiamo a che fare con una chiesa debole e che per questo intraprende quelle strade capaci di dare frutti molto in fretta. In fondo, cambiare una legge è molto più semplice che conquistare le anime. Riflettendo qualche anno fa con un mio amico prete, mi diceva che, purtroppo, i fedeli al cupolone molto spesso sono anche legati a qualche gruppo o associazione, dove, diceva, di tende più a proteggersi dal mondo che affrontarlo. Credo che avesse ragione: da molto non si vedeva una chiesa ben scaltra nel dire "lui sì" e "lui no".
Insomma, chi va in chiesa la domenica o lo fa per abitudine (e non sa bene cosa professa perché tanto poi scopa senza essere sposato, usa il preservativo e se serve approfitta dell'aborto) o lo fa per sentirsi parte di qualcosa che gli assicura di essere "buono" e non "cattivo" come tutti gli altri. Mi sa che l'insegnamento cristiano è andato un po' perso...

Spa of PerSpa.