Stamattina son passato dal vecchio ufficio a fare i saluti alle mie ex colleghe e a contraccambiare, con una bella idea che mi è venuta in mente di realizzare ieri sera, i regalini che il venerdì pomeriggio precedente le vacanze natalizie mi vidi recapitare al nuovo ufficio.
Bella accoglienza, buono il dolce. Baci e abbracci.
Avevo già da qualche giorno, da quando cioè iniziai a pensare di andarle a trovare, il sentore che la cosa sarebbe stata più facile a dirsi che a farsi. Effettivamente mi ha pesato ritornare in quello che, tutto sommato, si era col tempo rivelato un luogo sempre più friendly. E dove, se non dal punto di vista lavorativo almeno da quello delle relazioni instaurate, valeva rimanerci anche con quelle condizioni di precariato che si sono protratte per tutti gli anni che vi sono rimasto.
Ieri sera infatti mi aveva preso una strana agitazione, dovuta poi al fatto che non riesco a star tranquillo quando so che mi si presenteranno davanti quei piccoli fantasmi che la mia mente non riesce a scacciare. Perché a volte mi risulta difficile star lì a ripensare al contratto di lavoro o a certe nuove dinamiche relazionali che intravedo come ingestibili. Per cui un banale ritorno al passato, dove almeno uno di questi due aspetti valeva il gioco dell'accettare le proroghe proposte, avrebbe riacutizzato certe insicurezze.
E infatti, mentre si parlava del più e del meno, la mia mente ha iniziato a nuotare in un mare di ricordi di sensazioni, di rumori, di argute intuizioni che mi permisero di sopravvivere lì dentro e di crearmi il mio spazio. Tutte cose che nel nuovo ufficio non solo non ho raggiunto ma ne intravedo le enormi difficoltà a realizzarle poste dalle già accennate relazioni particolari e dal nuovo contratto di cui conoscerò (la prossima settimana?) i dettagli più in là nel tempo.
Il tutto però è come coperto da una sensazione particolare, difficile da descrivere a parole. E' come se col tempo stessi smarrendo quel giusto grado di vitalità misto ai timori per il futuro e, contemporaneamente, acquisissi un via via sempre maggiore menefreghismo per quello che mi sta accadendo. Ed è questo cambio di percezione che mi limita alla realizzazione dei desideri del momento e non anche del futuro a non piacermi affatto.
Bella accoglienza, buono il dolce. Baci e abbracci.
Avevo già da qualche giorno, da quando cioè iniziai a pensare di andarle a trovare, il sentore che la cosa sarebbe stata più facile a dirsi che a farsi. Effettivamente mi ha pesato ritornare in quello che, tutto sommato, si era col tempo rivelato un luogo sempre più friendly. E dove, se non dal punto di vista lavorativo almeno da quello delle relazioni instaurate, valeva rimanerci anche con quelle condizioni di precariato che si sono protratte per tutti gli anni che vi sono rimasto.
Ieri sera infatti mi aveva preso una strana agitazione, dovuta poi al fatto che non riesco a star tranquillo quando so che mi si presenteranno davanti quei piccoli fantasmi che la mia mente non riesce a scacciare. Perché a volte mi risulta difficile star lì a ripensare al contratto di lavoro o a certe nuove dinamiche relazionali che intravedo come ingestibili. Per cui un banale ritorno al passato, dove almeno uno di questi due aspetti valeva il gioco dell'accettare le proroghe proposte, avrebbe riacutizzato certe insicurezze.
E infatti, mentre si parlava del più e del meno, la mia mente ha iniziato a nuotare in un mare di ricordi di sensazioni, di rumori, di argute intuizioni che mi permisero di sopravvivere lì dentro e di crearmi il mio spazio. Tutte cose che nel nuovo ufficio non solo non ho raggiunto ma ne intravedo le enormi difficoltà a realizzarle poste dalle già accennate relazioni particolari e dal nuovo contratto di cui conoscerò (la prossima settimana?) i dettagli più in là nel tempo.
Il tutto però è come coperto da una sensazione particolare, difficile da descrivere a parole. E' come se col tempo stessi smarrendo quel giusto grado di vitalità misto ai timori per il futuro e, contemporaneamente, acquisissi un via via sempre maggiore menefreghismo per quello che mi sta accadendo. Ed è questo cambio di percezione che mi limita alla realizzazione dei desideri del momento e non anche del futuro a non piacermi affatto.
2 commenti:
Cioè? Cioè?
Tutto questo giro di parole e manco ci posti la cosa più importante cioè la ricetta del Plumcake?
Vergogna!
Scherzi a parte, l'aspetto del dolce è splendido, ma credo sia ora che tu torni al lavoro perchè in questi ultimi giorni ti stai forse arrovellando un pochetto troppo! :-))
Ciao
Pax
Ma forse non si è ancora capito che questo non è un blog di ricette ma di squisitezze mangiate alla vostra facciaccia? ;-P (quasi quasi lo metto come sottotitolo)
E' vero che lo stare fermo mi fa arrovellare. Lo so. Quando tornerò dovrei saperlo la prossima settimana, per poi iniziare a partire, spero, da quella successiva.
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