18 marzo 2008

criticone

Le vie dei canti è il libro di B. Chatwin che ho finito di leggere qualche giorno fa. Sono stato per un po' indeciso se scriverne qualcosa oppure no.
Sono da molto tempo affascinato da tutto quello che parla di nazioni aborigene australiane. Forse questo fascino lo subisco ancora proprio per una non vasta conoscenza dell'argomento e, come a volte capita, è proprio la fame di saperne di più che alimenta la curiosità.
Lo schema narrativo di Chatwin non lo ho trovato molto accattivante ma dà, con la descrizione delle varie tappe di un viaggio, uno spaccato di un certo interesse. Dalla metà del libro in poi però introduce le trascrizioni di appunti presi durante i suoi viaggi in molte parti del mondo che, a mia opinione, inficiano molto la scorrevolezza della lettura e mettono in un certo senso in confusione il lettore. Il filo logico che Chatwin vorrebbe dare all'intera opera (quello che ho intravisto io ovviamente), e cioè descrivere la natura migrante dell'uomo, ne esce molto sfuocato. Il libro in pratica mi ha confuso invece che chiarirmi.
Ho letto su aNobii dei commenti entusiastici a questo libro, commenti che non posso condividere. Quanto letto non ha per me nessun valore di opera proprio perché non dà un respiro più alto a quanto narrato. Descrizioni, buone ma non eccelse, e confusione. Qui il mio breve commento su aNobii.
O forse dico questo perché sono io che non ho capito nulla.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ho letto "Utz2 di Chatwin e lo trovatoil libro più inutile mai letto
john